Estratto da un articolo di Wiliam Dozza pubblicato su "Agritractor"
Le date fondamentali dell'azienda OTO Melara • 1884- viene costituita a Terni l'omonima acciaieria che rappresenta l'origine storica della OTO. E' la prima acciaieria in Italia ed appartiene allo Stato. • 1903- la Terni assume il controllo dei cantieri navali Odero di Genova e Orlando di Livorno. • 1905- tra la Temi e la ditta inglese Vickers viene costituita la Vickers-Terni, società italiana di artiglieria e armamenti, per la costruzione e l'esercizio di una fabbrica d'armi pesanti. • 1906/1908- è in costruzione a La Spezia, località Melara, lo stabilimento Vickers-Terni. Qui vengono costruiti cannoni di ogni calibro, mitragliere, bombarde, velivoli. • 1919- Terminata la guerra, alla Melara vengono costruite locomotive a vapore, caldaie per navi, rotori per turbine a vapore, eliche, eccetera. • 1922- con l'avvento di Mussolini al potere, la Vickers si ritira dalla società e la Terni ne incorpora la Società col suo stabilimento della Melara. • 1927- viene costituita la società Odero-Terni che comprende la ex Vickers-Terni e i cantieri Odero che nel 1920 avevano rilevato i cantieri Fiat- Ansaldo-San Giorgio (ex Muggiano). • 1929- nasce la OTO Odero-Terni-Orlando, società per la costruzione di navi, macchine e artiglierie. • 1935- l'IRI (Istituto per la ricostruzione industriale) rileva la maggioranza della OTO. La produzione si articola su artiglierie navali e terrestri, incrociatori, caccia, corvette, sommergibili oceanici e costieri. • 1946- terminato il conflitto, riprende la produzione civile con locomotive a vapore, locomotori elettrici, elettromotrici, carri merci per le ferrovie. • 1950- vengono commercializzati I primi trattori. La Oto viene messa in liquidazione; per l'esercizio degli stabilimenti viene creata la Società Meccanica della Melara. • 1953- nasce la OTO Melara. La produzione spazia dai trattori alle macchine tessili, ai carrelli elevatori alla quale, dalla fine degli anni '50, si affianca una produzione di proiettili e cannoni, pur continuando nelle attività civili. • Nei primi anni '60, la produzione si concentra nel settore difesa spaziando dai carri armati ai missili, dai trasporto truppe ai cannoni navali e campali ai blindati ai semoventi. La produzione dei trattori si spegne lentamente : 7 sono gli esemplari immatricolati nel 1964. ![]() La storia dei trattori OTO nasce dopo la seconda guerra mondiale attraverso l'ingegno di un ingegnere emiliano, più precisamente di Parma: Camillo Corradi aveva progettato un cannone a tiro rapido per l'impresa spezzina e chissà quanti altri ordigni simili quando, nel 1944, di fronte ad una distruzione mai vista prima di allora, pensò che il futuro si sarebbe potuto trovare nella terra e cominciò a pensare ad un trattore. Ovvio che da un ingegnere abituato a ragionare e a lavorare in termini di serie e di "risultati", il suo progetto doveva essere nuovo al punto da risultare rivoluzionario. Se si cerca nella storia dei trattori non si trova nemmeno qualcosa che assomigli al progetto di Corradi: carro portante, monocilindrico orizzontale con sviluppo bicilindrico a V, diesel puro, iniezione diretta, raffreddamento ad aria, messa in moto a mano, 3 ruote, 4 ruote, ruote oppure cingoli intercambiabili dall'utente. Nacque a 3 ruote e qualcuno pensa che l'idea sia venuta dal Minneapolis Moline giunto da noi col Piano Marshall, ma prima di lui ce n'erano stati tanti poiché si può dire che ogni costruttore d'oltreoceano ne avesse prodotto uno anche se con alterne fortune. Siamo più propensi a ipotizzare che sia nato a tré ruote e con quella struttura, da un lato per una ricerca estrema di maneggevolezza (il C 18 ha un raggio di svolta di soli di m. 1,8), dall'altro per l'opportunità di contare da subito su un carro capace di sottostare agli sviluppi futuri del progetto: in gergo militare viene chiamato "sistema". La Oto non aveva nessuna tradizione da difendere nel settore ed è per questo che Corradi si trovò carta bianca e potè realizzare un veicolo meccanicamente ed esteticamente così rivoluzionario. La gamma degli Oto quando venne lanciata commercialmente nel 1950, era articolata su 3 modelli: R3; 2R3e 2R3 "vigneron", suggerito per l'impiego tra le vigne e i filari dei frutteti. Tecnicamente il modello R3 possiede il carro portante costituito da una mensola che fa da supporto al perno sterzante anteriore, dal rivestimento estemo del cilindro e da una scatola unica che contiene il basamento del motore e gli ingranaggi del cambio, alla quale sono imbullonate le campane dei semiassi con riduzione finale a denti diritti, contenuti nelle tradizionali "pignatte". Il motore è monocilindrico orizzontale raffreddato ad aria forzata mediante una capace ventola; la cilindrata di 1717 è ottenuta da un alesaggio di 125 per una corsa di 140 mm. La potenza massima erogata è di 17 cavalli a 1200 giri che consente di ottenere 15 cv alla puleggia e 12 cv al gancio. Il cambio prevede 3 velocità lente (da 3,25 a 11,2 km/h), 3 veloci (da 4,25 a 14,7 km/h) e 2 retromarce (3 e 4 km/h). La frizione del motore, del tipo a cono rovesciato con guarnizione, lavora a,.bagno d'olio; è munita di un freno per rallentare la rotazione degli ingranaggi facilitando così l'innesto delle marce.Le "pignatte" contenenti i riduttori possono ruotare per regolare la luce libera dal suolo. Non è previsto il differenziale e la trasmissione si articola su due frizioni e freni di sterzo indipendenti comandati a pedale. Il peso in ordine di marcia è di 1350 kg con possibilità di una eventuale zavorra per 120 kg. La linea di montaggio non automatizzata possedeva una capacità potenziale di 200 trattori al mese per i modelli medio leggeri e di 50 per il modello pesante, ma non arrivò mai a questi numeri. Verso la seconda metà degli anni Cinquanta la situazione politica internazionale prese una piega tale da suggerire al nostro, come agli altri paesi europei, il rinnovo del proprio parco veicoli corazzati e la Oto Melara rispose volente o nolente al richiamo del Ministero della difesa che, a conti fatti, rappresentava la voce del padrone. In fondo era più conveniente servire con scafi corazzati un solo cliente, piuttosto che avere a che fare con migliaia di agricoltori che trovavano sempre qualcosa per cui lamentarsi ! Le ultime evoluzioni del trattore Oto furono la serie con motore da 20 cavalli apparsa nel 1957 e la serie 30 con motore da 28 cavalli del 1962, inframmezzati da alcune versioni come la 18, che restarono a livello di semi prototipo. La produzione praticamente cessò nel corso del 1962 per scomparire definitivamente dal mercato nel 1964. ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Spaccato trattore OTO versione monocilindrico ![]() Spaccato trattore OTO versione bicilindrico |