GLI ARGOMENTI DEL MESE.
LUGLIO "FRANCESE"
A PROPOSITO DI LIBRI STORICI
IDENTITA' DI UN FIAT 25C
Luglio "Francese"
Oltre 200 anni fa, il 14 luglio 1789 i parigini presero la fortezza della Bastiglia, nel senso che la distrussero e ci ballarono sopra. Da allora non hanno smesso di festeggiare quella data. La sera prima fuochi artificiali e ballo in piazza sino alle ore piccole. Alle dieci del giorno dopo, sfilata militare sui Campi Elisi. Come si fa a non esserci. Anche per sentire il presidente Chirac dire ai francesi che debbono lavorare di più. Devono "lavorare come gli italiani". Non è una battuta, ha proprio detto così: "lavorare come gli italiani". Conoscendo il Presidente, so che non è incline alle battute pubbliche, e che quel lavoro deve essere inteso come "orario" e non come sistema (chi ha pensato alla "pausa caffè" si sbaglia!).
A parte questo, la Francia è un bellissimo paese dove l'agricoltura e i trattori sono tenuti in alta considerazione. Centinaia sono i musei delle attività contadine, spesso sotto l'egida dei municipi, piccoli o grandi non importa, ma tutti con l'obiettivo di conservare la memoria delle cose del passato. Cose che spesso, nei paesini di campagna, non sono poi così lontane come si potrebbe pensare. La Francia rurale è rimasta attaccata alle proprie tradizioni molto più a lungo dell'Italia. Nonostante che da parecchi anni possiedesse il parco di macchine agricole più vasto d'Europa, è riuscita a mantenere in vita i vecchi mestieri più di qualunque altro paese europeo.
Le "Feste" francesi hanno un sapore diverso dalle nostre. A parte che spesso tra i "mestieri" c'è anche chi distilla la grappa e ti offre un assaggio in cambio di 2 euro, si può trovare chi intaglia gli zoccoli di legno e te li fa su misura (10 euro). Si può comprare la lana che alcune signore non poi tanto in la con gli anni, stanno filando col fuso. Ci sono poi in banchetti col miele, le confetture (suggerisco quella di fichi o di tamarindo), le scatolette di fegato d'oca (blocchi di fegato annegati nel grasso) e altre parti del nobile pennuto come cosce o patè i cui componenti variano da regione a regione, ma sempre realizzati in casa. Per metterli in scatola si rivolgono al macellaio del paese che vende le scatole nelle varie misure e poi le chiude con una macchinetta. A questo punto resta solo da sterilizzarle a bagno maria e applicarci un biglietto col contenuto. Ottimo!
Un'altra cosa che mi stupisce e che apprezzo sono i costumi. Intere famiglie con gli abiti degli anni Venti o Trenta si danno da fare attorno ad una macchina del medesimo periodo tipo sgranatrice o ventilatore manuale.
Questa è la Francia rurale che amo, dove godo dell'amicizia di molti e dove, per festeggiare, si trova sempre una bottiglia di champagne (anche quello fatto in casa: non ha etichette dorate, ma una volta provato, l'altro diventa "commerciale").
In quest'ultima tornata ho visto alcuni esemplari di ottimi trattori e diversi collezionisti dai quali ho appreso per esempio che i Fordson USA (1917 -1930) stanno spuntando prezzi mai visti (sino a oltre 10 mila euro). Ricercati ma disponibili sul mercato i Fordson inglesi e irlandesi, i Model 9N (system Ferguson) le cui quotazioni risultano stabili sui 1000 -1500 euro per esemplari completi e non bloccati. Quotazioni identiche per il "Petit gris" ossia per tutti i tipi di Ferguson che in Francia ebbero anche una fabbrica.
Decine di offerte riguardano i Pony della Massey Harris e i Cub dell'International, due piccole macchine costruite in Francia negli anni Cinquanta con motori sia diesel che benzina, disponibili in buono stato e marcianti a meno della metà di mille euro. Questi sono trattori che attirano i giovani per via del prezzo di acquisto e per la facilità del restauro mai oneroso. Va da se che poi l'appetito vien mangiando.
Penso che anche in Italia i giovani potrebbero iniziare un collezionismo partendo da modelli diffusi e meno cari. Ci sono i Fiat 25 e la Piccola, i Landini Diesel, i Same diesel, i Motomeccanica, miriadi di artigiani e via di questo passo. Ma nessuno li vuole perché non hanno storia. La storia sono i testacalda che i giovani non possono permettersi perché sono oramai troppo cari per le loro tasche.
In Francia ogni anni escono un paio di libri sui trattori storici e uno di questi riguarda la produzione nazionale. Sui trattori storici italiani è uscito quest'anno il mio libro che è il primo e l'unico sull'argomento.
A PROPOSITO DI LIBRI STORICI
Ricevo e riassumo per non far riconoscere il mittente.
"Sono professore universitario di meccanica agraria.
Zigzagando in internet ho trovato il suo sito, dove dice che solo la
Landini in Italia ha pubblicato un libro sui trattori d'epoca. D'accordo
che non tratta di trattori con motori a testa calda, ma anche la Same ha
pubblicato un libro storico, dal titolo "Quattro ruote che lavorano.
Storia della Same Trattori". L'autore è Massimo Di Nola e ne esistono
varie edizioni, dal novembre 1987 al novembre 1993 fino al novembre 2002.
Secondo punto: non so se conosce la collezione di trattori testa calda
Berri, fondata da Simone Berri, parente della famiglia Orsi, di Tortona.
Orsi era uno dei costruttori di trattori a testa calda. Vada sul sito www.berri-tractors.it
MI interessano i testa calda, poichè da ragazzo abitavo in un'azienda
agricola, ove avevano Landini 25 (la Landinetta) e 45. Ricordo i sistemi
di avviamento, che si facevano via via più sofistificati (si fa per
dire): dalla lampada a carburo, per scaldare la testa fino al
serbatoietto di benzina ed accensione a candela, tipo normale motore a 2
tempi, e poi passaggio alla nafta, dopo l'accensione e il riscaldamento.
Si divertivano a farmi vedere che, anche immettendo nel serbatoio gli
oli di scarto della lubrificazione, il motore continuava a funzionare;
poi, alcune decine di anni dopo, hanno inventato i motori
policombustibile! Cordiali saluti"
Gentile professore,
La ringrazio d'avermi letto su internet e le sono grato per la lettera che mi ha inviato e che ho letto con molto piacere.
Se i professori cominciano a zigzagare su internet, chi ci scrive dovrà fare più attenzione alla consecuzio temporis!
A parte il tempo dei verbi, la sua lettera mi fa piacere perché mi offre l'occasione di esprimere, a un professionista della formazione e della comunicazione, il mio punto di vista sul collezionismo dei trattori.
Ho scritto che, nell'ambito del collezionismo di marca, "solo la Landini ha pubblicato un libro storico" ed è vero. Il libro della Same, che conosco, può essere una bella storia, ma non un libro storico per un collezionista di trattori della casa di Treviglio. Nel libro non ci sono modelli, date, caratteristiche, matricole e quant'altro è indispensabile per iniziare una collezione di queste macchine. Senza pezze d'appoggio storiche e tecniche si resta "raccoglitori"; nel mio ultimo libro" Trattori classici italiani-1911/1955", ho dato credito a un "collezionista" di Same, e molto probabilmente ho divulgato alcuni errori circa l'identificazione delle "serie". La cosa mi "brucia" e la giustificazione di non avere fonti certe non è un alibi che mi soddisfi.
Come lei mi ha suggerito, sono andato nel sito di Berri. Mi sono cascate le braccia! Ho trovato nove fotografie col nome del trattore sbagliato! E' collezionismo questo? O una presentazione di robivecchi che ognuno chiama come gli pare a suo comodo.
Vede professore, io ho un nome e un cognome ben preciso; se qualcuno lo cambia, anche di poco, non sono più io. Così sono i trattori:
-l'Orsi Artiglio 4 marce non esiste, esiste il Mod C53
-il Landini 25/30 non esiste, ma esiste il modello L25
-il Landini L55/60 non c'è, ma c'è il modello L55
e via di questo passo per altre sei volte. Non è questo che mi aspetto quando apro un sito che espone la targa di "collezionista".
Tutti facciamo errori. Al mio paese dicono che sbaglia anche il prete all'altare! Non sono sacerdote e non siamo in chiesa. Tuttavia nel caso specifico, basta solo leggere ciò che il costruttore ha scritto sul frontale del trattore. Non ci sono libri da consultare, testimonianze da richiedere, cataloghi da sfogliare: solo l'umiltà di leggere ciò che il costruttore ha scritto. Chiedo troppo?
Non vorrei sembrare aggressivo anche perché non lo sono. Mi creda, la sua lettera mi ha fatto molto piacere, anche perché vorrei portarla dalla mia parte. Lei mi potrebbe per esempio aiutare segnalandomi qualche suo allievo interessato a scrivere articoli su macchine agricole storiche. Gli metterei a disposizione la mia documentazione e le entrature per iniziare una attività che potrebbe avere risvolti positivi.
Non le voglio far perdere altro tempo. Grazie dell'attenzione e molti cordiali saluti.
IDENTITA' DI UN FIAT 25C
Ecco una lettera di un visitatore che sembra aver letto le righe che ho scritto poco sopra
dove mi auguravo che ci fosse qualcuno disposto a conservare trattori disponibili a buon mercato.
"Buongiorno, sono Alessandro, un ragazzo appassionato di vecchi trattori,
soprattutto a cingoli. Attualmente sto restaurando una fiat 25C Diesel.
Tempo fa ho comprato un libretto di un fiat 601. Girando le fiere
mi è capitato spesso di vedere dei fiat 25 C a petrolio e anche dei Fiat
apparentemente uguali con scritto 18C, e adesso ho trovato quel libretto,
in cui un trattore apparentemente uguale viene chiamato 601. Sono confuso
e vorrei sapere da lei, vista la sua conoscenza della materia che
differenze ci sono tra Fiat 25 C petrolio, Fiat 18 C, Fiat 601. La ringrazio
anticipatamente per la cortesia. Colgo l'occasione anche per chiederle se
nel suo nuovo libro vengono trattati anche trattori a cingoli, perchè sarei
intenzionato a comprarlo. Cordiali saluti"
Caro Alessandro,
Complimenti per la tua passione per i cingolati che condivido. Sono macchine importanti e ingombranti che non tutti possono permettersi. Per questa ragione oggi hanno quotazioni allettanti e fai bene a raccoglierli. Intravedo poi nella tua curiosità di "sapere" la vena del collezionista.
Rispondo alle tue domande.
Stai restaurando un Fiat 25 cingolato con motore Diesel, ragione per la quale dovrebbe trattarsi del Mod 25CD, oppure 25CID, 25CSD, 25CFD, 25CFDP. 25C, 25CI e 25CF. Su cruscotto a sinistra in alto troverai una targhetta di alluminio con due cifre punzonate. La prima riguarda il tipo di motore ( 605.000 oppure 605.010), la seconda il modello del veicolo. Se mi dici il modello, posso dirti di più.
Circa il Fiat 601 si tratta di un cingolato costruito negli anni 1949 - 1950 con motore tipo 600. La tua è un'altra macchina.
Così com'è un'altra macchina il 25C a petrolio che può avere il motore 600 (1951-1952) oppure 605.011 (1953-1955) con varie sigle.
La sigla Fiat18C non mi dice niente, almeno sino all'anno 1965. Dopo non so.
Questo ed altro puoi trovare sul mio libro: ci mancherebbe che non avessi preso in considerazione i cingolati. Ci sono tutti!
In bocca al lupo per i restauro!
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