Le pagine di William Dozza *



marzo2010

63     -       maggio 2010

 

Su con la vita!

Adesso che si è votato, che tutti hanno vinto e tutti hanno perso, che è passata anche la Pasqua e si sono un smorzate, anche in Vaticano, le polemiche che hanno avvelenato questi ultimi due mesi, rieccoci ad alzare lo sguardo per vedere cosa succede. La crisi? Quale crisi? La Grecia? Quale Grecia? Esistono due punti di vista. Visto dal basso, tutto ciò che ci succede attorno è bello, positivo e da prendere con ottimismo; visto dall’alto le cose sono molto preoccupanti e non vanno prese alla leggera. E’ una questione di altezza  come dimostrano le litigate tra Berlusconi, che è piccolino e le vede dal basso  e Fini che, essendo più alto, le vede da sopra.

Qualche mese fa, ho ricevuto via e-mail un “avviso” anonimo sul quale avrei taciuto per via che poteva essere un messaggio esclusivamente personale. Poi ho visto lo stesso messaggio su “Epoca Trattori” che è il notiziario dei soci Gamae, e di conseguenza l’avviso è diventato pubblico. Eccolo nel testo originale.

 

EPOCA GAMAE 2010.JPG

 

 

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Come avrebbe detto Amleto, “c’è qualcosa di saggio in questa pazzia!“.

Ragioniamoci sopra. E’ appena uscito lo speciale di MAD-Macchine Agricole d’Epoca  che pubblica caratteristiche, data e luogo di 94 “feste” e non sono tutte quelle che si organizzano in Italia. Sono troppe? Sono poche? Di certo sono meno della metà di quelle che si svolgono in Francia o in Germania. Se però si va a guardare i programmi di queste “feste”, si scopre che spesso si tratta di “presenze” statiche a mostre artigiane e agricole (Soragna, Rustega, Gardignano, Fiorenzuola, Meldole, Malmissole), antiquarie (Arezzo), di modellismo (Argenta, Varano Melegari), fiere (Ostiglia), feste patronali (San Tomè, Trebaseleghe, Forlì) e altro.

Seguono una serie di manifestazioni più o meno uguali senza nulla di specifico che possa far venire la voglia di fare un viaggio.

Le feste per sopravvivere dovrebbero presentare sempre qualcosa di nuovo. Rinnovarsi nel senso di offrire qualcosa non ancora visto in precedenza anche come presentazione. Per fare un esempio, sarebbe molto interessante vedere tutti insieme i trattori storici di una marca come Fiat, oppure Same, Landini, Lamborghini, Motomeccanica e altre, presentati come si deve in ordine cronologico, illustrati da un depliant realizzato da vari sponsor.

In molte feste si pratica l’aratura; meglio sarebbe dire che si tracciano solchi! L’aratura “all’antica” ha della regole precise che pochi conoscono e nessuno applica.

Le feste come sono organizzate oggi sono fatte da gente che se ne intende per un pubblico che conosce l’argomento. La trebbiatura, per esempio, rappresenta il momento clou di una festa, ma pochi sano che cosa succede alle spighe all’interno della grande macchina rossa! Alcune volte sono stato chiamato a spiegarne il funzionamento e ho sempre trovato ascoltatori attenti e interessati.

Le feste oggi sono organizzate dalle solite persone con i soliti trattori e, anche le cose molto belle, a lungo andare stancano.

Bisogna investire sui giovani, su coloro che non hanno mai visto le nostre vecchie macchine in attività. In parole povere le feste dovrebbero essere pensate e organizzate per ragazzi di 10 -15 anni. Solo così, a mio avviso, si può pensare di avere un qualche futuro. Invito chi vuole a rifleterci sopra.

 

 

 

Questo è il mese della ricerca.

Cerchiamo un tutti: Olmes Ognibene cerca la sua prima carioca, Michael Burger dalla Germania, cerca documenti tecnici per restaurare il suo Venieri, mentre io cerco il vecchio marchio OM e la pubblicazione edita in occasione della Esposizione di Torino del 1911, dove la Motoaratrice di Pavesi e Tolotti vinse la medaglia d’argento (o d’oro).

So benissimo per esperienza che c’è qualcuno geloso delle proprie “carte” e giunge a godere delle difficoltà degli altri. Ci sono molti invece, ed io sono fra questi, che raccolgono i documenti affinchè non vadano persi o distrutti, lieti e orgogliosi di metterli a disposizione di altri che ne hanno bisogno.  Spero che tra i miei lettori ci sia qualcuno che la pensa come me.

 

 

Olmes Ognibene cerca la sua carioca

Olmes Ognibene è uno dei “padri coraggiosi” che dettero l’avvio alla meccanizzazione dell’agricoltura italiana nel dopoguerra costruendo carioche a partire dal 1948. La sua prima carioca (costruita con motore 501 Fiat americana, parti di materiale bellico, e marce veloci), la vendette in quell’anno mentre i documenti furono inviati, per l’iscrizione, all’UMA nel 1949. L’acquirente risiedeva in provincia di Asti ma, purtroppo, Ognibene non ne ricorda il nome. L’acquirente si dimostrò estremamente interessato alla macchina poichè le marce veloci di cui era dotata gli avrebbero permesso di eliminare dalla risaia 4 cavalli e 4 uomini, essendo un solo operatore necessario a manovrare il macchinario. La risaia inoltre aveva una estensione molto grande.

Oggi Ognibene desidererebbe contattare i discendenti dell’acquirente di quel primo suo veicolo che rappresentò l’inizio di una attività che oggi lo pone tra i maggiori costruttori europei  di sistemi completi di guida idrostatica (cilindri ed idroguide), prevalentemente per trattori agricoli, ma anche per macchine movimento terra e carrelli elevatori (per saperne di più vedi:  www.ognibene.com

Spero che, leggendo questo appello, qualcuno abbia la risposta che Olmes Ognibene cerca. Quel qualcuno può rispondere a me oppure a “bonfiglioli.u@ognibene.com”. Da parte mia gli farò inviare i due volumi che Olmes ha scritto sulla sua avventurosa vita da militare in campo di concentramento in Germania, dove riuscì a sopravvivere (e a portare a casa la pelle), grazie a un Velite testacalda che aveva usato da giovanissimo. Ma questa è un’altra storia.

 

Documenti tecnici per un Venieri R40

 

venieri-dozza63.JPG

Mi scive dalla Germania Michael Burger:

Sono appassionato di trattori agricoli. Sto restaurando un vecchio VENIERI

con trazione integrale (modello R40- motore Slanzi DV 2300 T). Cerco tutte le informazioni riguardanti la storia e le caratteristiche tecniche della macchina.

In particolare vorrei conoscere:

Valori per la regolazione degli iniettori

Momento torcente per stringere le viti del motore

Gioco delle valvole ecc

Un disegno tecnico dettagliato o dove posso trovarlo

Tipo e quantità di olio idraulico

Tipo e quantità di olio per la trazione anteriore.

Vorrei acquistare anche la guarnizione della testata e la serie completa dei segmenti. Grazie in anticipo”

 

Come si vede dalla foto, l’esemplare è molto ben tenuto e vale un buon restauro come credo voglia fare Michael. Chi può aiutare il collega può scrivere direttamente a “mike792@gmx.de”. Oppure inviarmi le risposte che inoltrerò. Grazie in anticipo.

 

Cerco lo storico marchio OM e Torino 1911

Come credo d’aver già detto, ho scritto, in collaborazione con Massimo Misley, la storia dei trattori OM. Il libro è finito e uscirà in autunno. Tra le centinaia di documenti esaminati, molti dei quali verranno pubblicati, non sono riuscito a trovare il marchio originale OM. Si tratta di un ovale all’interno del quale appare la sigla OM e tutt’attorno la scritta “ OFFICINE MECCANICHE - già Miani, Silvestri &C, A.Grondona, Comi &C – MILANO - BRESCIA”.

 

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E’ molto probabile che un simile marchio apparisse sulle locomobili sia a vapore che  testacalda, ma non ne ho trovato nessuna in uno stato tale da essere riprodotto su una copertina di un libro. Può darsi che apparisse sul frontale di qualche tram, automobile o autocarro degli anni Venti. Mi servirebbe una foto di questo marchio. C’è qualcuno che può inviarmi via e mail  una foto del marchio  che possiede?

Altra ricerca: a Torino si svolse nel 1911 una grande Esposizione per festeggiare i 50 anni del Regno d’Italia. Di questo avvenimento ne scrissero in molti e uscirono decine di pubblicazioni. Cerco una qualsiasi di queste pubblicazioni per

1- avere la fotocopia della pagina (o delle pagine) dove appare la partecipazione di due “aratri a motore” o “motoaratri” presentati dalla società milanese La Motoaratrice, azienda madre di Pavesi & Tolotti, Ing Pavesi e Motomeccanica.

2- avere, sempre la fotocopia, la motivazione della assegnazione della medaglia d’oro o d’argento sempre a  La Motoaratrice.

Vorrei anche la fotocopia dei frontespizi dei volumi  da dove queste notizie provengono.

I volumi che cerco si trovano di certo alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (li ho visti sul Web). Ad un fiorentino di buon cuore darò le coordinate per trovarli. Grazie in anticipo a tutti.

 

l’addio a Guido Rondini e Enzo Giovannetti

Ci sono delle notizie che non vorrei mai leggere e neppure dover scrivere. Voglio ricordare Guido ed Enzo a quanti li stimarono e gli vollero bene. Io ero fra questi.

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E’ morto nella sua casa di Fabbrico, Guido Rondini, classe 1927. Per tutta la vita aveva lavorato per la Landini: prima come trasportatore dei trattori ai clienti e ai concessionari, poi, una volta in pensione, come memoria storica dell’Azienda. Molti anni fa lo andai a trovare e mi fece accedere al suo “studio”. Ricordo un grande garage pieno di vecchi trattori e, in fondo, una ripida scaletta di ferro mediante la quale si accedeva ed un locale abbastanza vasto, al centro del quale c’era un tavolo e alle pareti un buffet e controbuffet: sala da pranzo come si usava una volta al nostro paese.

Solido e ben piantato, Rondini attirò subito la mia attenzione su alcune foto alla pareti. Una ritraeva un testacalda cingolato anni Cinquanta, prototipo di un modello mai nato del quale tutti negavano l’esistenza ma del quale lui aveva la documentazione fotografica. Poi mi mostrò i libri matricola della Landini: dagli anni ’30 agli anni ’50, libri nei quali, numero dopo numero, erano registrati tutti i testacalda costruiti dalla Casa, con nome e cognome dell’acquirente ed eventuali riparazioni o invio di pezzi di ricambio. A lui si rivolgevano gli appassionati per conoscere l’anno di nascita del loro mezzo e lui rispondeva a tutti senza chiedere nulla in cambio. Gli proposi di organizzarsi per poter venire in casa almeno dei soldi che spendeva per le fotocopie e la spedizione, ma ricordo che mi rispose che a lui bastava sapere d’aver fatto felice un”landinista”, un collega...

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Enzo Giovannetti, classe 1926, ci ha lasciato in questi giorni.  Enzo aveva vent’anni quando, nel 1946, aprì a  Correggio una bottega da meccanico dove riparava gli attrezzi agricoli che gli portavano come pompe, erpici, e altro. Dopo circa un anno, un contadino, lo portò nel suo campo a vedere un’auto abbandonata e semidistrutta, e gli chiede di farne un mezzo agricolo. Si trattava di una Tatra, vettura leggera di costruzione cecoslovacca con motore a quattro cilindri da 23 cavalli. Giovannetti portò in bottega il relitto e cominciò a tagliare e cucire, revisionò tutta al meccanica e aggiunse un riduttore all’uscita del cambio. Fu la prima carioca di Giovannetti che ottenne un buon successo al punto che subito dopo si affacciò un altro agricoltore, questa volta con un piccolo motore Slanzi, poi altri che segnalano relitti nei loro campi invitandolo a prelevare quelle parti necessarie a realizzare delle carioche che loro avrebbero subito acquistato. In generale, Giovannetti prelevava le parti meccaniche più importanti che poi fissava ad un telaio formato da due longheroni; cofano e parafanghi erano fatti in casa.

Finiti i motori di recupero, comprò motori nuovi da Slanzi, cambi e differenziali li trovò nei campi di raccolta dei residuati bellici. In tutto costruì una cinquantina di carioche. Alcuni anni fa ne aveva recuperata una che conservava come ricordo e che metteva in moto a richiesta degli amici.

Come meccanico aveva le mani d’oro. Lo chiamavo l’Abarth del testacalda per via delle trasformazioni che sapeva realizzare con incredibile maestria. Un giorno a tavola mi spiegò che per realizzare la trazione anteriore di un L 45 (o 55, non ricordo), aveva dovuto ricostruire in acciaio l’intero carter cambio-differenziale e lo aveva fatto a mano, pezzo per pezzo. Storicamente contestavo le sue trasformazioni, mentre tecnicamente le ammiravo. Silenzioso, schivo, spesso mugugnante, Enzo Giovannetti è stato uno degli ultimi “artisti della meccanica”: sapeva realizzare cose che gli altri neppure si permettevano di immaginare. L’ultima volta che lo vidi fu quando gli consegnai la targa di “costruttore di carioche”. Mi parlò dell’entusiasmo del dopoguerra e della grettezza di oggi: mi confidò il suo disagio di vivere nel Paese che aveva contribuito a risorgere. Se ne è andato in punta di piedi come era solito fare quando era in disaccordo con qualcuno.