Le pagine di William Dozza *



SMarino

62   -   Gennaio 2010

 

 

Buon anno!

Ecco un altro anno che sarà peggiore di quello passato! Coraggio.

Avevo un amico. Conto di avercelo ancora, anche se non lo sento da molti mesi. Ci salutavamo così :”come stai?” -“sempre peggio” – “sono contento”. Era un modo per sdrammatizzare e combattere la iella, sempre in agguato. Così, per questo nuovo anno, faccio come i nostri governanti: prevedono catastrofi poi se, appena appena capita ”solo” una esondazione o una frana, te la menano dicendo che tutto va bene...va meglio del previsto... Per l’anno appena passato, era previsto che 3 milioni di persone sarebbero rimaste senza lavoro e invece sono stati “solo” due milioni e quindi le cose vanno bene, anzi, benissimo! La crisi à passata. Anzi, no. Passerà due mesi prima delle elezioni quando ci verrà detto che dopo le elezioni ci abbasseranno le tasse...

 

 

Cosa ci aspetta il 2010.

Per cominciare il pranzo sociale del Gamae per domenica 24 gennaio. Aver tempo, la sera prima ci sarebbe la cena dai Maccanti a Cerreto Guidi... e poi dicono della crisi...

 

 

E’ ancora presto per parlare di appuntamenti e di feste ma, se volete, segnalo due avvenimenti che vale la pena di non perdere.

 

Svizzera paradiso dello storico

da vedere a Lugano sino al 28 marzo

Vasco 80

Gli svizzeri sono dei grandi collezionisti di trattori. Si valuta che nella Confederazione vi siano circa 5 mila appassionati  che possederebbero qualcosa come 15 mila veicoli d’epoca, in parole  povere, mezzi con minimo cinquant’anni di vita. D’altro canto, 50 anni fa esistevano in Svizzera 40 mila trattori per una superficie agricola di mezzo milione di ettari, che fanno 12,5 ettari a testa  contro, per esempio, ai 76 che gravavano sui trattori italiani. Lavoravano poco ed è giustificato che molti di loro siano giunti sino ad oggi in ottimo stato.

Lo scorso anno a Moriken, un paesino tra Zurigo e Basilea, si è svolto un raduno che ha visto la presenza di 900 trattori storici, quantità neppure pensabile in Italia. C’è da dire che esistono club con 6-700 soci i quali, quando si riuniscono per la loro festa, in genere ogni due anni, ognuno vi si reca col proprio trattore, anche su strada, in quanto qualsiasi trattore storico che supera un collaudo riguardante tra gli altri i freni, le luci, gli indicatori di direzione, può circolare come un veicolo moderno.

 

Uno dei primi Hurlimann, il marchio svizzero probabilmente più conosciuto all’estero.

 

Buhrer mod HD 2 diesel da 25 cv del 1949.

 

Ford N8 a benzina da 20 cv del 1949, mai importato in Italia. Fu l’origine di un contenzioso vinto da Ferguson

 

Trattore Kopfli che potrebbe sembrare una doppia trazione. Nell’assale anteriore sono contenuti i meccanismi capaci di far ruotare le ruote di circa 60 gradi.



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Molti modelli Fiat vennero trasformati negli anni Trenta e uno di questi esemplari viene esposto al museo di Lugano - Pregassona, nell’ambito di una mostra di trattori storici appartenenti a collezionisti svizzeri. Si tratta di una trentina di veicoli particolarmente interessanti come tra gli altri, l’Alpina – Oekonom, dotato del motore americano Wisconsin a 4 cilindri a V raffreddato ad aria da 20 cavalli o il Kopfli caratteristico per l’assale anteriore contenete il meccanismo capace di fare ruotare le ruote di circa 60 gradi.

Il museo è aperto tutte le domeniche dalle 14 alle 17  sino al 28 marzo. L’ingresso è libero. Per chi viene in autostrada dall’Italia, deve prendere l’uscita di Lugano sud, scendere al lago e consteggiarlo sempre sino alla foce del fiume Cassarate e qui imboccare al via che porta a Pregassona in via Maraini, 42.

 

piantina della zona

 

 

Carioche  al Museo dell’Automobile

Bonfanti-Vimar di Romano d’Ezzelino

A due pasi da Bassano del Grappa in provincia di Vicenza, dove sino al giorno 5 aprile, resterà aperta la mostra “Carioche & Trattori”. E’ la prima volta che le Carioche, entrano in un museo dalla porta principale. E lo fanno da protagoniste grazie a Nino Balestra, direttore del museo, in collaborazione con Silvano Tagliaferro e Vittorio Bertozzo del club  “Amici  Tradizioni Contadine Venete “. Ad ambientare il periodo, l’associazione Sirola propone con gusto ed effetto un panorama di vecchi mestieri, oggetti e documenti relativi agli anni 1936 -1956, anni durante i quali le Carioche tennero nei campi il posto dei buoi e dei trattori, aiutando così il Paese a sopravvivere in un periodo buio della nostra storia. Tra le Carioche più caratteristiche quella di Ferruccio Lamborghini che da sola vale un viaggio, una Pegoraro del 1946 e una Lesa del terzo stadio.

Il Museo è aperto tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 18,30.

 

Carioca Lamborghini. A sinistra, il nipote di Ferruccio Lamborghini, Fabio, oggi direttore del museo Lamborgini a Dosso di Ferrara.

 

Carioca derivata da una Buick 6 cilindri di costruttore ignoto, fine anni Cinquanta.

 

 

Una triste notizia

Due macchine si sono trovate contemporaneamente una sera, ad attraversare un incrocio e in quel momento abbiamo perso un amico. Si chiamava Secondo Bensi. O Benzi, con la zeta. Glielo chiesi quando presentai su Ruoteclassiche un Balilla  che ero stato a fotografare a casa sua. “Con la esse o con la zeta non importa perchè abbiamo dei documenti storici scritti in entrambi i modi”.

Pioniere delle calze a Castelgoffredo nel mantovano, da parecchio tempo aveva lasciato ai figli la gestione della fabbrica oramai industriale.

-“Io ho fatto la mia parte, adesso tocca loro a farla in un mondo che non è più il mio”. Il suo mondo restò contadino e la sua terra la coltivò idealmente raccogliendo trattori. Cominciò con qualche Landini, poi passò agli americani di  spessore più storico come il Titan e l’International 10-20 senza tuttavia trascurare Del Monte e Busatto. Raccoglieva le cose che gli piacevano e riusciva a godersele circondato da amici ed estimatori che gli volevano bene e che lui ricambiava. Ci mancherà il suo parlare sottovoce, la sua cultura nascosta, la sua attenzione per le cose che riguardavano le sue macchine.

Ti sia lieve la terra, caro amico, e che tu possa d’estate ascoltare le voci dei testacalda in aratura.