Ricordi del "Grande Vecchio"
La scomparsa di Giovanni Magnanini
12 gennaio 2004. Giovanni Magnanini se n’è andato. L’anno bisestile, notoriamente nefasto, non poteva cominciare in modo peggiore.
Da molto tempo diceva di essere “vecchio” e malato; ultimamente era peggiorato e mi rendevo conto che sarebbe accaduto, ma non ero pronto. Più in là può darsi…Sono consapevole che anch’io dovrò andarmene, ma non sono pronto. Più in là magari…
Volevo bene a Giovanni e lui me ne voleva. Come un padre vuole bene a un figlio: il contrasto tra noi era che entrambi volevamo fare il “padre”! Nelle discussioni facevamo scintille: entrambi pensavamo che l’altro fosse testardo e cocciuto. Lui mi stava davanti con l’orgoglio della sua esperienza; io dietro con la sicurezza delle mie ricerche. Nonostante che ciascuno sostenesse le proprie idee, tuttavia non abbiamo mai litigato. Discusso sì, ma la discussione è il sale della vita! Ricordo ancora un paio d’anni fa al pranzo Gamae, quando, dopo aver lungamente battagliato su non so che cosa, gli dissi con rabbia:
- “Vorrei essere tuo fratello!”
Mi guardò interrogativo.
- “Potrei picchiarti. Un fratello si può picchiare, un amico no”.
Ci abbracciammo.
L’idea che non ci sia più mi opprime, mi turba e mi preoccupa. Con chi confronterò le mie “scoperte”? Chi più mi darà quelle dritte tra lo storico e l’immaginario che non si apprendono dalle “carte”, ma che solo un “naso” come il suo poteva percepire dopo anni e anni di “battaglie” sul campo?
Giovedì scorso ho consegnato all’editore il dischetto del mio nuovo libro sui trattori italiani. Se sono riuscito a portare a termine un’opera così mastodontica e complicata, parte del merito va a Giovanni Magnanini il quale, in primo luogo mi disse che potevo farcela (anche il coraggio ogni tanto ha bisogno di una spintarella), poi mi aiutò a identificare una decina di costruttori senza i quali l’opera sarebbe rimasta monca. Mi spiace che non possa leggere il suo nome tra coloro ai quali sono riconoscente.
Magnanini lo rivedo ancora nel box di vetro all’Eima di Bologna a illustrare ad un appassionato siciliano le differenze tra i vari Fordson. Oppure a Quingentole, sotto l’ombrellone, a parlare dei momenti di vita contadina a chiunque si fermasse per comprare la fotocopia di un depliant o di un libretto di istruzioni. Sapeva tutto e disinteressatamente lo distribuiva. A lui ricorrevano tutti coloro che avevano bisogno di una qualsiasi informazione: un modello, una data, un numero di telefono o un indirizzo. Fra questi c’ero anch’io.
Con qualcuno a volte si ragionava sulla staticità del Gamae: “non fa più quelle manifestazioni come ai tempi di Vinsani …Epoca trattori è vuoto … ci si vede solo per il pranzo…c’è Magnanini che tira indietro… Giovanni si era fatto molti nemici che gli sorridevano davanti, e dietro ne dicevano di tutti i colori ”. Odio sentire sparlare degli assenti e troncavo qualsiasi discorso dicendo che “senza Magnanini noi non saremmo qui a discutere!” Ed è ancora vero.
Giovanni Magnanini se n’è andato; mancherà un po’ a tutti; molto mancherà a me. La sua scomparsa mi fa cadere addosso tutti gli anni che non sentivo: da oggi “vecchio” sarò io!
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