Ho in testa le polveri sottili
I prezzi alle stelle e i trattori nelle stalle
Un SuperLandini militare?
Motore testacalda Muzzi
a Cortemaggiore si ricomincia
HO IN TESTA LE POLVERI SOTTILI
Da alcune settimane sento che le idee non sgommano più come
prima. Arrancano, affannano, diciamo che hanno il respiro corto. Non c’è altra
risposta: sono le polveri sottili, le stesse che hanno messo a piedi mezza
Italia con le targhe alterne e io non posso andare avanti tutti i giorni quanti
ce ne sono. Ho deciso di lavorare a mesi alterni, un mese si e uno no. Il
primo, dispari, è quello del NO. Febbraio, è pari, ed eccomi qui.
E’ sempre più difficile trovare qualcosa che non sia triste!
L’anno scorso è finito come nessuno avrebbe mai pensato che finisse. 250 mila
morti e anche più per il maremoto che ha colpito il sud est asiatico. Le terre
del paradiso si sono trasformate in un inferno. L’anno era bisestile e c’era da
aspettarselo che portasse scalogna, ma un colpo di coda del genere era al di
fuori di una mente umana.
Come sarà il 2005. Il mio fiuto mi dice che, con l’aria che
tira, le prospettive sono grigie. Fateci caso: si lamentano tutti. Si lamentano
i pensionati, i salariati, i dirigenti, gli artigiani, i commercianti, il
governo, gli statali, persino gli industriali! Trovatemi una categoria che non
pianga per qualcosa e prometto che sarò felice, almeno per una settimana.
Persino i rapinatori trovano che banche, Poste, supermercati sono a corto di
liquidi. Che per fare giornata bisogna almeno compiere mezza dozzina di
“visite”, aumentando in modo sproporzionato il rischio di incidenti sul lavoro.
Si assiste all’incredibile: cala il prezzo del barile e
aumenta il carburante alla pompa. Dicono che il prezzo di oggi riguarda la
consegna fra tre mesi.
- Perché allora aumentate il gasolio adesso?
- Perché è quello che avevamo prenotato in novembre.
-
Ma in novembre, consegna tre mesi, il gasolio lo avete
aumentato subito anche se stavate comprando al prezzo vecchio!
Chiedo a “quelli che sanno” perché in Austria il gasolio
costa meno, perché in Francia le aspirine costano un decimo che da noi, perché
in dicembre il Premier proclama dal balcone
del 27 pollici che le tariffe non aumenteranno mentre in gennaio
autostrade, treni, metano invece…
A me piace veder nevicare. Trovo che starsene al calduccio
sotto al caminetto (avete letto bene sotto) e guardar fuori mentre fiocca, ma
fiocca in un modo che nel mentre che vi girate a ravvivare il tizzone, ce ne sono già quattro dita sui gradini
della fontana. Sapete che quest’anno per veder nevicare son dovuto andare al
mare! A Senigallia e con le catene a bordo!
Come vedete anch’io mi lamento. Devo essere attento anche a
non tardare troppo all’appuntamento. Alla mia età ti telefonano per sapere come
stai. Che poi è una forma molto ruffiana per informarsi se sei ancora al mondo!
Triste ma ci sono. E sono in partenza per Parigi dove a fine mese s’inaugura la
SIMA, che è la fiera delle macchine agricole biennale, in alternanza con
Verona. Niente a che vedere con la manifestazione veneta, almeno per
espositori, ambiente e visitatori. Vi saprò dire.
I PREZZI ALLE STELLE
E I TRATTORI NELLE
STALLE
Ebbene si! I prezzi dei trattori d'epoca
negli ultimi anni hanno raggiunto cifre da capogiro, spesso inavvicinabili per
molte persone, andando cosi a limitare ed escludere una folta schiera
d’appassionati che per motivi vari non possono permettersi di sborsare cifre
così esose.
Bisogna ricordare che il numero di persone sempre più esiguo non
permette
certamente di mantenere e tramandare questa bella passione.
Una passione nata per tenere in vita la nostra storia e le nostre
tradizioni
agricole, per non buttare via e vendere il passato ad un demolitore per
pochi
soldi e invece ci si ritrova spesso a trattare con persone che chiedono
cifre esorbitanti e piuttosto che raggiungere un accordo, lasciano i
trattori
nei magazzini umidi o nelle vecchie stalle in attesa che la ruggine
finisca di mangiare quei meravigliosi mezzi che una volta animavano le
nostre
campagne con la musica del loro motore!
E i figli? Un domani si libereranno di questi grumi di ruggine gettando
tutto nella ferriera. E' forse giusto tutto questo? Una passione come questa è
nata per merito di tante persone che vogliono bene ai mezzi ed alla loro
storia, e non grazie a coloro che innalzano i prezzi a sproposito solo per fini
di lucro e non per passione!
Leggendo le bacheche sparse per internet e parlando con amici su questi
argomenti se ne sente di tutti i colori: dai 20.000 euro per un
SuperLandini, agli 8.000 euro per un L25, ai 4.000 euro per un Fiat 25 a ruote.
Viene il sospetto che certe persone non abbiano mai lavorato in vita
loro; sembra non sappiano o non abbiano mai provato cosa costa guadagnarsi uno
stipendio medio a fine mese.
Vogliamo che i nostri mezzi valichino le alpi e lascino il nostro paese
per questione di soldi?
Il costo della vita in Italia è sempre più alto e le statistiche
parlano chiaro: "La gente fatica a mettere via due soldi a fine
mese", qui invece si parla di soldi come di noccioline.
Il rischio è di trovarsi con i trattori accatastati nei magazzini in
attesa di colui che stacchi l'assegno desiderato (se mai arriverà) fermando
sempre più una passione bella e salutare come la nostra!
Chiunque voglia dire la sua su questo o altri argomenti, chi è d’accordo o contrario, scriva la propria
opinione. Penso che tutti quanti avremmo da guadagnare nel confrontare le
nostre idee con la prospettiva finale di poter fare delle utili conoscenze.
Caro Luca, 23 anni da Anzola dell’Emila, hai ragione, nel
segnalare come i prezzi d’alcuni trattori siano giunti ad un punto tale da
escludere l’accesso ad una nuova generazione di appassionati. Un po’ di colpa,
o meglio di responsabilità, sta anche
in quei giovani che vogliono entrare nel mondo del collezionismo dalla porta sbagliata. Nella storia della meccanizzazione
agricola del nostro paese non vi sono solo i testacalda. Ci sono tanti e tanti
costruttori i cui modelli sono lì da acquistare a prezzi di svendita! Puntare
tutto sul testacalda si fa il giuoco degli speculatori. Quale differenza c’è
tra un Landini 30 e una Same DA17, o un Lamborghini DL25? Prendi gli anni
Cinquanta, quale differenza storica c’è
fra un Orsi e un Lesa, un Amog, un Carraro, nessuna, eppure il testacalda è
quotato dieci volte di più. Sono gli acquirenti che fanno i prezzi e creano la speculazione! Un giovane che
vuole cominciare una collezione storica d’automobili, non può lamentarsi se gli
vengono chiesti mezzo milione di euro per una Bugatti, o una Isotta Fraschini o
una Ferrari. Può cominciare dalla Topolino o dalla Balilla o anche dalla 500.
Lo stesso vale per i trattori: vogliono tutti il testacalda perché è stato
mitizzato dai racconti, dai libri, dalla storia e dalle storie che si sono
sentite raccontare. Ma hanno storia anche gli Eron, i Rossi, gli Zandonà, meno
nota ma basta scoprirla, che, credimi è il lato più entusiasmante per un vero
collezionista.
Grazie per il tuo contributo che mi ha permesso di esprimere
queste riflessioni nelle quali credo fermamente. Individua un trattore della tua
terra degli anni Cinquanta, e cercagli le origini, la documentazione cartacea,
le testimonianze di chi lo ha avuto per compagno di tante giornate. Creagli
attorno la sua storia, parlane e portalo orgogliosamente alle sfilate storiche,
sarà come condurre un Landini 40 a vasca! Vai a fare quattro chiacchiere dai
Martini in via Bosi al 3, e salutali da parte mia. Loro potrebbero aiutarti. In
bocca al lupo!
UN SUPERLANDINI
MILITARE?
Mi chiamo Antonio, vivo in provincia di
Venezia ed ho scoperto con grande piacere che tra gli appassionati di trattori
d’epoca non ci sono solo personaggi variamente pittoreschi, ma anche veri
professionisti come te che fai della ricerca documentata e della conoscenza
scientifica una ragione di vita.
Navigando nei meandri del Web ho
"incontrato" le tue pagine e mi sono soffermato a lungo su quello che
scrivi e proponi: niente da dire, le tue informazioni sono, per me, linfa
vitale, credimi.
Siamo in un periodo strano per quanto
riguarda il collezionismo d’epoca delle macchine agricole: troppa gente
interessata al guadagno facile e pochi appassionati veri. Dove andremo a
finire? Ci sono cifre assurde imposte da un mercato che non ha regole di sorta.
Basta guardare le bacheche virtuali dei vari siti Web. Tuttavia, ho trovato, in
te, una persona che parla chiaro e spero che i tuoi articoli siano da monito a
chi pensa di sguazzare nel grande mare del trattore d’epoca senza arte, ne
parte. Almeno parlo per l’ambito veneto, a me più familiare.
Possiedo, oltre ad un simpatico e delizioso
Gualdi, un Superlandini gommato che mi dà alcuni grattacapi. La sua matricola
lo fa risalire al 1939, il filtro dell’aria è quadrato, come quello del Velite,
ma la sua prima immatricolazione, come desumo dal libretto, risale al 1943!
Sai qualcosa di casi simili? Potrebbe
trattarsi, ipotesi fantasiosa mia, di un mezzo immatricolato come militare dal
1939 al 1943 e poi utilizzato per scopi civili? Perché Landini ha prodotto
alcuni Super con il filtro dell’aria così, dal momento che prima della mia
trattrice, e soprattutto dopo, sono stati prodotti con il filtro cilindrico?
Mi rivolgo a te perché non mi fido della
saccenza di tutti quei lugubri e strani personaggi che ho incontrato negli
ultimi 7-8 anni nelle varie esposizioni o feste di aratura in Emilia, nel
mantovano e nel Veneto.
Mi è difficile, spesso, intavolare un
discorso, anche minimo ma serio con i collezionisti che riesco ad avvicinare di
volta in volta nelle feste organizzate. Ciò che sanno non lo dicono oppure sono
molto guardinghi e circospetti.
Non so più cosa dire e pensare, a volte
credo di essere un UFO fuori del contesto reale, insomma: possiedo alcuni
trattori “vecchi” e vorrei sistemarli portandoli al “minimo sindacale”; per
quale motivo non ci deve essere una sorta di osmosi di informazioni utili a
tutti?
Scusami per lo sfogo, ma credo che questo
mondo dei collezionisti dei trattori d’epoca stia impazzendo prima ancora di
trovare una propria fisionomia e una proficua linea comune.
Spero di avere tue nuove quanto prima, nel
frattempo cordiali saluti da parte mia.
Antonio dalla provincia di Venezia.
Caro Antonio, grazie della lettera e dei complimenti che
fanno sempre piacere, ma non esagerare: io sono soltanto un contoterzista della
penna!
Complimenti per il Gualdi e per il SuperLandini. Le
considerazioni che fai su quest’ultimo non mi convincono. Anno di
produzione1939 e 1943 anno di prima immatricolazione, secondo il libretto. Ho
spiegato nel mio libro Trattori Classici Italiani come funzionavano le
iscrizioni all’Uma in quegli anni; c’è poco da fidarsi sulle cifre dei
libretti. Inoltre credo non ci fosse l’obbligo dell’immatricolazione all’Uma in
quanto già censiti dagli organi
governativi. Per l’acquisto di un trattore infatti, bisognava chiedere e
ottenere l’autorizzazione da parte del ministero delle Corporazioni. I trattori
si acquistavano con la “tessera” come il pane, solamente a coloro che
dimostravano di averne veramente bisogno (il pane aveva un bollino giornaliero
perché il bisogno di mangiare era giornaliero). I trattori erano contingentati:
il costruttore era autorizzato a costruirne un certo numero per i quali
riceveva precisi quantitativi di
materiali come lamiera, ghisa, acciaio, rame e quant’altro. Ti rendi conto che
il tuo trattore è stato costruito nell’anno dell’inizio della guerra mondiale?
Anche se non ho mai saputo di Super militari, la cosa non
mi sorprenderebbe; i militari acquistarono sicuramente due Bubba UT6 che
tennero nel porto di Valona per movimentare le loro merci. L’ipotesi diventa
“fantasiosa” se pensi che lo possano aver restituito all’attività civile. Posso
più realisticamente immaginare un impiego industriale (i pneumatici lo
farebbero pensare),quindi venduto per impiego agricolo e da qui
l’immatricolazione Uma.
Il filtro quadrato come quello del Velite; ne ho già visti
altri e non sono ancora riuscito a trovare una ragione plausibile. Ipotizzo
l’intenzione di uniformare il particolare, che ottenne il risultato di
utilizzare il cilindrico (la lamiera costava meno dell’alluminio) per tutti i
testa calda della casa.
Per quanto riguarda i personaggi che circolano nel nostro
settore, essi sono lo spaccato dell’Italia d’oggi, con una buona dose di
farabutti in costante aumento. Saper “distinguere il grano dal loglio” era un
mestiere che poco meno di duemila anni fa, cercava di insegnare agli uomini
quel palestinese che poi finì in croce!
Per quanto riguarda i prezzi ti rimando alla lettera di
Luca qua sopra. Ciao.
MOTORE TESTACALDA MUZZI
Maurizio di Rovigo ha recuperato un motore fisso testacalda
monocilindrico verticale e lo ha sistemato rimettendolo in funzione.
Identificato per un prodotto della ditta Muzzi di Firenze mi invia queste foto
e vorrebbe saperne di più.
All’origine c’è la ditta “Motori Italia” dei fratelli Muzzi
fu Giovanni che dal 1911 costruisce, con officina in via G.Mazzoni,7 a Firenze
(Rifredi), motori testacalda da 3 a 18 cavalli, fissi o locomobili. Secondo
Garuffa, prima del 1915, di questi motori ne erano stati montati oltre 500 per
oltre 8000 cavalli di potenza.
Nel marzo del 1917 appare una pubblicità dove si afferma che
i motori Italia sono forniti ai
Ministeri della Marina e della Guerra, alla fabbrica d’armi di Terni, alle
ferrovie dello Stato e alla provincia di Firenze. Passano gli anni e i “Muzzi
annunciano un motore bicilindrico marino, (pubblicità del 1920), poi, nel 1927, sempre Garuffa scrive di un gruppo elettrogeno bicilindrico
e un motore marino 4 cilindri da 100 cavalli a 450 giri. Da questo punto in poi
non tengo notizie: possono aver cambiato nome, prodotto o tutti e due o possono
aver chiuso bottega travolti dalla grande crisi.
I motori Muzzi sono
presenti in parecchie collezioni di motori testacalda; ciò non toglie che
sarebbe piacevole sentirne cantare uno e ti
propongo sabato o domenica 20 marzo alla Fiera di San Giuseppe di
Cortemaggiore (telefonare a Ezio Serena, 347 6831865)
A CORTEMAGGIORE SI RICOMINCIA
Oramai è tradizione: a Cortemaggiore il 18, 19 e 20 marzo si
inaugura la stagione delle feste della meccanica agricola storica. Questa
manifestazione è migliorata di anno in anno grazie agli sforzi di Enzo Serena,
uno che le idee le ha e le sviluppa con determinazione. Tra i lati positivi,
l’ambiente agreste, solo macchine storiche, una scelta di novità ogni anno,
vivere nell’ambito della Fiera di San Giuseppe che non sarà l’esposizione
Universale, ma che è capace di tenere lontani per un paio d’ore i parenti che
non possono soffrire il profumo della nafta. Di negativo c’è la stagione:
dopotutto siamo ancora in inverno! Penso che valga la pena sviluppare questa
manifestazione per il numero di persone che coinvolge.