Le pagine di William Dozza

19/10/03

GLI ARGOMENTI DEL MESE.

Ottobre.
Le origini del trattore testacalda .
Un Landini Diesel da Gualdi.
Diamoci una mano.
Pneumatici gonfi o sgonfi.



Ottobre
Non voglio più essere pessimista. Ottobre deve essere finalmente un mese bello. Basta con i lamenti; da oggi si cambia. Parola d’ordine: tutto va bene! Tutto sotto controllo. Ma come si fa? Ecco una succinta cronaca di una mattina qualsiasi: mi sveglio di buonora, accendo la macchina del caffè e il televisore. Il caffè scende nero e questo non è un buon cominciare. Infatti, alla TV ti fanno sapere che in qualche città dell’Iraq ci sono stati un paio di morti e un bel po’ di feriti. Non faccio in tempo a mandar giù un biscotto, che vengo informato di un palestinese che si è fatto esplodere alla fermata di un autobus. Sono sulla soglia di casa quando con la coda dell’orecchio (si, io la coda non ce l’ho nell’occhio ma nell’orecchio!) sento che l’esercito d’Israele sta radendo al suolo l’abitazione dei parenti dell’esploso. Salgo in macchina e parto pensando di essermi liberato dalle disgrazie altrui. E invece lascio le disgrazie degli altri, mentre corro sollevato verso le mie sventure. 14 chilometri di coda per “banchi di nebbia”: se la Moratti si decidesse a costruire le aule, tutti questi banchi non se ne starebbero in mezzo alla strada! Chiamo l’ufficio per avvisare di spostare gli appuntamenti della mattina e la Telecom mi informa che il mio centralino è “morto”. Era stato appena cambiato; provo la linea diretta della segretaria: non c’è nessuno e sono già le dieci. Che sia bruciata la ditta? Investita da un tornado? Crollato il palazzo? Nooo… Queste allegre notizie le avrebbero già date in televisione! Sto procedendo alla velocità delle lancette dell’orologio che si muovono senza che le vedi muovere. Infatti mi accorgo che non sono più dove ero prima perché il ponte adesso è dietro! Suona il telefonino. “Sono Giorgina - riconosco la voce della segretaria tra un sottofondo da discoteca- chiamo dal bar. Sono rimasta mezz’ora nell’ascensore. Siamo in black out . Tutta la zona. Può prendersela calma; siamo in strada; in ufficio non funziona niente… può essere pericoloso… non si sa quando finirà…” “Cosa dice Bertolaso?” Al solo nome del “protettore civile”, la linea cade (speriamo non si sia fatta male!). Transito sotto il ponte 17: quando vedrò il numero 1? Apro la radio: un pittbull ha morso un bambino; un pastore tedesco una ragazza, un Sambernardo ha offerto un grappino ad un automobilista disperso sul passo: è intervenuto il ministro Lunardi che ha ritirato la patente a entrambi. Sirchia ha stilato la lista delle “razze” che dovranno portare la museruola. “Al solito - ha commentato il mio cane - se la prendono con le “razze” mentre i bastardi fanno sempre quello che vogliono!” Altra notizia: è stato individuato dalla gendarmeria svizzera l’abete rosso che si è buttato sul traliccio che ha messo al buio l’Italia intera. La commissione parlamentare (non c’è ancora, ma ci sarà), ne ha chiesto l’estradizione per interrogarlo. La magistratura elvetica attende l’istanza per via diplomatica, prima di decidere se aderire o farne delle tavole. Berlusconi non aveva dubbi che si trattasse di un “rosso” ; per Bossi, rosso o non rosso, si tratta sempre di un elemento di un paese extra comunitario; per il Cardinal Ruini è stato il Cielo per ammonirci di quanto l’albero di Natale sia ateo: il presepio non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Mezza giornata basta per dire che ottobre è un bel mese.

Le origini del trattore testacalda
Il primo trattore con motore testacalda vede la luce nel 1896 in Gran Bretagna. La ditta Hornsby, una grande casa di materiale agricolo, ne costruisce 5 o 6 esemplari.

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Uno di questi partecipa a un concorso nel 1897 ed è questa una data certa di esistenza in vita. Vince il secondo premio perché per la giuria è molto pesante: 80 quintali sono in effetti troppi per i suoi 20 cavalli. Nel 1904 su uno di questi trattori viene montato un nuovo tipo di trasmissione: sono i cingoli. E’ un testacalda il primo trattore a cingoli della storia.

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Lo sviluppo del trattore testacalda si arresta a questo primo modello. Per 15 anni non se ne sentirà più parlare. Perché? In primo luogo perché l’Europa non è interessata ai trattori: non servono perché dispone di manodopera a bassissimo costo. Al massimo possono servire per arare le grandi superfici in sostituzione del vapore. Nascono così i “moto aratri”, macchine specifiche dotate di un motore a scoppio posto sopra a un assale con due grandi ruote che sono motrici, le quali trainano una serie di versoi. Una piccola ruota posteriore sterzante serve alla direzione del veicolo. In secondo luogo l’Europa accoglie la produzione degli Stati Uniti, i quali avendo molta terra a disposizione e poche braccia, devono per forza meccanizzare la gestione dei prodotti agricoli. In più gli americani possiedono una industria metallurgica e meccanica in grado di produrre quantità e qualità a prezzi molto inferiori a quelli europei. Il trattore nasce in America ufficialmente nel 1889 e in America trova il terreno per svilupparsi. Nel 1914 negli Usa si producono 15 mila trattori; In Italia, neppure 15. Nello stesso anno lavorano negli Usa circa 45 mila trattori contro 45 in Italia. Il continente europeo sta un po’ meglio ma non di tanto. Nessun trattore americano tuttavia è dotato di motore testacalda e mai lo sarà. Eppure il motore testacalda, così come noi lo conosciamo, nasce in America. Torniamo un attimo indietro. Eravamo a Hornsby che nel 1893 costruisce il primo motore testacalda (motore, non trattore). Alcuni costruttori americani acquistano i diritti di costruzione di questo motore, e lo realizzano in varie dimensioni esclusivamente come impianto fisso. Circa nello stesso periodo, un emigrato tedesco, Carl Weiss e un americano, August Mietz, iniziano a costruire piccoli motori a esplosione a due tempi: prima a tubetto incandescente, poi testacalda a petrolio, quindi, a cavallo del secolo, anche testacalda a olio pesante. Si tratta di piccole potenze per uso artigianale e agricolo che hanno il dono della semplicità costruttiva e della facilità di gestione. Il successo è talmente grande che un paese tra i più industrializzati d’Europa come la Svezia, lo fa suo e, con una decina di nomi tra i quali Bolinder, conquista questo tipo di mercato, proponendolo per una serie di impieghi specifici tra i quali il più redditizio è quello marino.

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Tanto per dire che Bolinder non ha inventato il testacalda. C’è però un altro Svedese, industriale al pari di Bolinder, costruttore di locomobili e trebbie che mette le ruote a un testacalda: è Muntkell che nel 1913 costruisce il suo primo trattore.

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E’ un bicilindrico di 14 litri e mezzo di cilindrata, 30-40 cavalli a 500 giri, 83 quintali di peso, in produzione dal 1913 al 1815. Sempre nel 1913,

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Un’altra ditta svedese, la Svenson, realizza un veicolo motorizzato da un monocilindrico da 19 cavalli, che si potrebbe considerare il primo trattore testacalda “moderno” (per via del peso -solo 42 quintali-, e dell’ingombro abbastanza limitato), se non fosse per quella appendice recante un paio di versoi, che la dice lunga sull’impiego prioritario del veicolo. Qualche tempo dopo appaiono un modello a due cilindri, e poi un carro dotato di due ruote motrici ineguali delle quali la più grande viaggia nel solco.

Nel 1916 ecco ancora Muntkell con un modello più appetibile.

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E’ un monocilindrico da 12.700 cm3, 20-24 cavalli a 400 giri, 42 quintali di peso: resta in produzione sino al 1920. Anche questo è un veicolo in linea con la tendenza americana dell’epoca.

Nel 1921 il trattore testacalda assume un aspetto moderno.

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Ecco il Muntkell modello 22 HK che viene lanciato nel 1921 e che resta in vita sino al 1934. Si tratta di un motore bicilindrico verticale di 7,3 litri erogante 26 cavalli a 700 giri, 1670 chilogrammi, 3 velocità più retromarcia. La Muntkell rimane fedele a questo schema di motore anche dopo il matrimonio con la Bolinder e sino al 1953, quando chiude col testacalda.

Nello stesso anno 1921 vede la luce un altro veicolo testacalda; si tratta del Lanz Bulldog

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Possiede 12 cavalli e i tedeschi di oggi lo considerano storicamente il capostipite di tutti i trattori testacalda, ma che personalmente non mi trova d’accordo. Questo che si vuole far passare per trattore non è altro che la locomobile Bulldog

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alla quale è stato applicata una trasmissione , uno sterzo a ralla come fosse un carro agricolo (siamo nel 1921), senza nemmeno uno straccio di cambio di velocità; per la retromarcia bisogna invertire il moto del motore. Non possiede neppure la struttura necessaria per l’aratura e io ritengo che un veicolo che non è in grado di arare almeno ad una profondità di 15-22 centimetri, non può chiamarsi trattore. C’è da dire che, con estrema onestà, la presentazione e la pubblicità del tempo mostra questo veicolo che traina carri, trebbie, aziona frantoi, ma non viene mostrato mai in aratura: semplicemente perché arare non può. La Lanz si rende conto di questa carenza e provvede nel 1923 a costruire il modello Akerbulldog

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Stessa motorizzazione del precedente ma più potente e a 4 ruote motrici “per arare in terreni leggeri”. Questo è il primo trattore testacalda Lanz. Seguito l’anno dopo da un veicolo da 22-38 cavalli, bicilindrico verticale e longitudinale, trazione alle ruote posteriori, proprio come il Muntkell.

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Per la cronaca, l’anno prima 1923, in Germania viene costruito il trattore Elefant

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con motore verticale bicilindrico trasversale di 10 litri, 34 cavalli a 600 giri che non avrà vita facile ma in compenso breve.

Nel 1924 entra in campo l’Italia con Bubba che monta un motore fisso su un carro Case

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30 e anche 40 cavalli; sarà la macchina che darà il via al filone italiano dei testacalda.
Termina qui l’origine del trattore testacalda. Lo sviluppo verrà dopo, ma del quale parleremo in altra occasione.

Un Landini Diesel da Gualdi
Negli anni Cinquanta, i Gualdi realizzarono sul Landini Velite e sul L 25, una trasformazione da motore a testacalda in motore Diesel. Qualcuno ha visto, ha avuto occasione di utilizzare o ha conservato un trattore così modificato? Se c’è, mi contatti per favore perché vorrei chiedergli alcune cose. Grazie. Telefono 335 467 567.

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Diamoci una mano

Alcuni lettori scrivono per avere informazioni tecniche su come riportare in vita i loro trattori. Opera meritoria, ma con solo i meriti non si va da nessuna parte. La documentazione tecnica come libretti di istruzioni, cataloghi ricambi o anche semplici depliant, sono difficili da trovare. Ora, questi confratelli appassionati non sanno a quale santo votarsi e si rivolgono a me che santo non sono. E non faccio miracoli. Anch’io sovente cerco e spesso trovo. Credo che, dando una mano a qualcuno che ha bisogno, valga la fatica di fare qualche fotocopia di ciò che possediamo. Le fotocopie costano? Facciamoci rimborsare, ma evitiamo di essere così invidiosi e gretti da non consentire a qualche appassionato come noi, di godere della soddisfazione di rimettere in sesto un vecchio trattore. Domani potrebbe capitare a noi d’aver bisogno… Detto questo, faccio l’elenco dei confratelli che sono nei guai, chiedendo agli interessati di farmi sapere se possiedono quanto richiesto. Io darò a coloro che si dichiarano disponibili, l’e-mail dei richiedenti (o viceversa), affinchè tra loro si possano mettere d’accordo del cosa e del come.
-Dalla Spagna, un collega chiede il libretto di istruzione del LAMBORGHINI 1056 DT. Deve restaurarlo e si trova nei guai.
-Daniele chiede libretti di istruzione di LANDINI C 4000 - LANDINI C 4500 - motoagricola PASQUALI 956.
-Gianluca desidera la storia e la tecnica del OM 45-50 cingolato.
-Massimo vorrebbe anche un depliant del motocoltivatore PASQUALI 906 per rifare la carrozzeria
-Luca chiede il libretto di istruzione del RUGGERINI RD 25.
-Riccardo vorrebbe acquistare un trattore LAMBORGHINI degli anni 1950-1952, non importa il modello.
-Carlo desidera notizie sui trattori OLIVER dopo gli anni 1950. Libretti istruzione in italiano.
-Angelo vuole restaurare un LAMBORGHINI 4 C. Serve manuale d’officina o materiale inerente la meccanica del mezzo.
-Giovanni cerca documentazione sul NUFFIELD 3755 DT.
-Maurizio cerca dati tecnici di un motocoltivatore PASQUALI PE 1541.
-William (sono io) cerco qualcuno che mi sappia dare qualsiasi notizia (nome e luogo) sui discendenti dei signori PRANDI e SCARAVELLI che negli anni dal 1952 al 1960, costruivano a Reggio Emilia, in via Montegrappa, 13, dei piccoli trattorini agricoli. Mi basterebbe anche il nome di qualcuno che ha lavorato con loro.
-William (sempre io) cerco qualcuno che abbia notizie dei Fratelli ROSSI che costruivano negli anni 1950, a Bologna, prima in via Lame, 133, poi a la Dozza, in via Stalingrado, trattori col marchio Diesel e poi Rossi.


Pneumatici gonfi o sgonfi

Quando non si utilizza per molto tempo un veicolo gommato, lo dicono tutti, è opportuno sollevarlo da terra in modo che i pneumatici non si deformino. Questa indicazione vale per le auto, le moto e anche per i trattori. Mi è anche stato detto di sgonfiare le camere d’aria, cosa che ho fatto. Quando si è trattato della rimessa in opera dei pneumatici, ho trovato che parecchie camere si sono rifiutate di contenere l’aria così come in precedenza facevano. In pratica mi sono trovato a dover smontare e sostituire una camera su dieci per mancata tenuta valvola o per distacco di qualche “pezza d’epoca”. Mi chiedo se sarebbe successo ugualmente, oppure se la sgonfiatura ha accelerato questo fenomeno. C’è qualcuno che ha notato il fenomeno? C’è qualche esperto che ha dei consigli da darmi? Sono tutto orecchi. Grazie.