GLI ARGOMENTI DEL MESE.
Riflessioni autunnali.
All’Eima niente di nuovo.
Viste e riviste (naturalmente parlano di mezzi storici) .
Storia della “piccola”.
Il colore del Landini L25.
Caratteristiche dell’Eron 18.
Riflessioni autunnali
San Martino.
“La nebbia agli irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar.
” Caro Giosuè sei messo male. Nessuno manda più a memoria i tuoi dolci versi che bastava cominciare
e ti colavano addosso come melassa: “T’amo o pio bove e mite un sentimento…L’albero a cui tendevi la
pargoletta mano…”
Oggi non abbiamo tempo da perdere: la pioggia è un uragano; dei buoi abbiamo fatto bistecche, degli
alberi carta. La civiltà ha fretta e lo sforzo più grande è studiare come sfilare di tasca i quattrini a quelli
(pochi) che lavorano.
San Michele o San Martino.
11 novembre, San Martino: al nord è sinonimo di “trasloco”. In Emilia-Romagna si chiama
“San Michele” per via che i traslochi avvengono il 29 settembre: volete mettere com’è più
piacevole spostare mobili e materassi senza quelle nebbioline che penetrano nelle ossa…
Ma chi è questo San Martino che taglia il mantello per darne metà al poveretto col risultato
che stanno freddi tutti e due: un santo che si rispetti come minimo regala un cappotto e
un sacco a pelo! Volete mettere Michele, che santo non è ma che viene chiamato così come
ti chiamano dottore da Roma in giù. Michele per cominciare è un arcangelo, che è una specie
di generale al quale gli angeli gli devono obbedienza. Basta un cenno del Padreterno perché
Michele intervenga e ti spedisca da qualche parte poco comoda. Ne sa qualcosa Lucifero che
aveva fondato un partito, “Forza Paradiso”, si era montato la testa, si era fatto eleggere a capo
della CdP - Casa del Paradiso - e mirava alla presidenza dell’universo. Bisognerà spiegare a
Bossi che i padani non sono tutti uguali e che non sarà facile unirli prima di uniformare almeno i
santi principali.
All’Eima niente di nuovo
Novembre è il mese dell’Eima che da 34 anni si svolge a Bologna, paese d’elezione di San Michele.
Quest’anno erano presenti 1763 espositori dei quali 427 provenienti da 43 paesi.
Ovvio che ci sono andato per i trattori, quelli moderni, e ne ho visti di tutti i colori e di
tutte le cilindrate. Ovvio che ho cercato gli storici: nemmeno l’ombra, salvo qualche foto nello
stand del gruppo Same dove lo scorso anno c’erano alcuni interessanti pezzi. In compenso
c’era una doppia vetrina nella quale si dava notizia dell’esistenza di un centro di documentazione
storica della azienda, al quale si possono rivolgere gli appassionati che desiderano informazioni
sui loro modelli. La cosa ci fa molto piacere perché purtroppo, quando abbiamo avuto bisogno di
notizie storiche sui marchi Same o Lamborghini non abbiamo trovato molte cose, che invece abbiamo
ottenuto per il marchio Hurlimann.
Viste e riviste (naturalmente parlano di mezzi storici)
Macchine Trattori d’epoca
Se i trattori storici erano latitanti, presente era la stampa. “Macchine trattori” ha presentato la
raccolta degli articoli apparsi sulla rivista negli anni precedenti: 65 pagine non tanto interessanti
perché le ho scritte io, ma perché nella ristampa sono stati tolti quasi tutte quelle imprecisioni o
errori di stampa che purtroppo capitano in tutti i giornali. Chi vuole può chiedere alla redazione al
prezzo di 4 euro.
MAD - Macchine Agricole Domani.
La novità più succosa tuttavia proviene dal gruppo giornalistico de “l’Informatore Agrario”,
il settimanale leader del settore che ha deciso di realizzare una nuova rivista mensile che partirà
da gennaio del prossimo anno. Si chiama MAD - Macchine Agricole Domani - e fra le tante pagine
di materiale moderno, ne dedicherà un paio ai mezzi storici che non saranno solo trattori, ma anche
trebbie, falciatrici, mietilega e via dicendo. Nel numero zero che è stato presentato all’Eima, l’epoca
era rappresentata dal trattore a cingoli Ansaldo TCA70. Gli interessati possono leggere questo articolo
e quant’altro, nel sito:
www.macchineagricoledomani.it
GRANDE quella “piccola” !
“la piccola” è il solo trattore Fiat che abbia un nome. Tutti gli altri hanno avuto e hanno un numero o
una sigla. Anche il 40 C, chiamato “Boghetto”, non era ufficiale. Per il periodo rappresentò un fenomeno
che vale la pena di conoscere. Ho chiesto all’ingegner Nicola de Biase, collezionista appassionato di
questo modello, di illustrarci gli aspetti storico e tecnici de “la piccola”. (nota: la scritta è tutta in minuscolo
così come appare sul veicolo e nella pubblicità)
La storia
“Nel 1957 la Fiat lanciò sul mercato due macchine destinate a non passare inosservate: l’automobile
modello "700" e il trattore 18 “la piccola”. L’auto durò trenta anni, il trattore solo due ma con i derivati
raggiunse la ventina che non sono pochi. Tra le macchine dei campi “la piccola” arrivò come un bolide: 2500
esemplari
immatricolati il primo anno, il trattore più venduto sul mercato e, per dare un’idea che cosa rappresentasse
quella cifra, la Landini in tutto vendette 1832 esemplari e la Same 2192.
Cosa aveva di così eclatante questo veicolo per suscitare tanto entusiasmo? La Fiat era una casa di
prestigio che aveva sul mercato dei buoni prodotti, ma certamente fu anche il prezzo di 680 mila lire che
stracciò i concorrenti più agguerriti come il Sametto, L’Oto e la Landinetta che viaggiavano a circa 400
cento mila lire in più. L’anno dopo la Fiat ci ripensò aumentando il prezzo a 910 mila lire e la differenza
si ridusse di conseguenza.
La meccanica
La piccola sfruttava una impostazione strutturale già collaudata in altri trattori della sua stessa
classe: “il trattore per grandi lavori della piccola azienda e per piccoli lavori della grande azienda”;
parliamo ad esempio dell’Allis Chalmers B e del Massey Harris Pony. La Fiat utilizzò per la Piccola
un gruppo cambio-differenziale, con annessi lateralmente i gruppi riduttori, che posteriormente ospitava
due prese di forza ed anteriormente era flangiato ad un telaio in acciaio a sezione quadrata che a circa
metà macchina si divideva in due bracci al cui interno era alloggiato il motore-frizione. Un simpatico
cofano incernierato anteriormente, e sagomato su un gradevole e razionale cruscotto, proteggeva il
radiatore,il motore, la batteria ed il serbatoio del combustibile.
La potenza del motore era scaricata al suolo da un cambio a sei marce avanti e due retromarce ed
era disponibile all’albero di una presa di forza unificata e di un presa di moto che girava agli stessi
giri del motore. La leva era unica e la doppia retromarcia, una per ogni gamma di velocità, la rendeva
contemporaneamente una macchina agile e sicura. Interessante caratteristica disponibile di serie era
anche la presa di forza sincronizzata che tanto si prestò a vari utilizzi.
Il motore diesel a precamera con candelette, raffreddato ad acqua, bicilindrico, della potenza di 18 CV,
aveva un avviamento un po’ faticoso che in caso di non perfetta efficienza dell’impianto elettrico rendeva
la macchina praticamente impossibile da avviare. Ma una volta in moto chiunque era in grado di
apprezzare la vivacità e la parsimonia di questo propulsore, mezzo motore del fratello maggiore Fiat 411.
Il sollevatore, solo a posizione controllata, era onesto e sollevava tutti gli attrezzi che il trattore era in
grado di azionare. Poteva inoltre accoppiare sia attrezzi posteriori che ventrali.
I centosettanta centimetri di passo conferivano alla macchina una ottima stabilità nonostante i suoi
generosi cinquanta centimetri di distanza da terra. Lo sterzo era leggero, diretto e preciso donava
all’operatore il pieno controllo del veicolo sia in marcia veloce su strada sia in pieno campo.
Da questo modello capostipite, offerto in diverse versioni, ne derivarono altri nei due decenni futuri
per un totale di oltre trenta versioni, ottenute a volte per semplice ricombinazione degli elementi strutturali.
Ieri e Oggi
Storicamente questa “bicicletta” dei campi ha partecipato a pieno titolo alla meccanizzazione di
massa degli anni a cavallo degli sessanta. Forse non c’è agricoltore che non la conosca, almeno di
nome. E’ rimasta nei sentimenti di tutti e nel gergo del settore agricolo non ha mai cambiato nome: è
stata “la piccola” per sempre. Le sigle dei modelli e delle versioni successive non ne hanno cancellato
la traccia nella memoria perché a questo nome non sono state associate delusioni o promesse disattese.
Oggi nel mondo del collezionismo non è molto quotata, o meglio il taglio medio del collezionismo
non riesce ad apprezzare questa ed altre macchine che custodiscono, nei loro segni del tempo, ancora
speranze di cui il mondo contadino è stato sempre prodigo. Qualcuno che ne possiede un esemplare a
volte non conosce nemmeno, e non gli interessa nemmeno tanto sapere, il modello o la versione esatta
ma è solo una “piccola” non per affetto ma solo per la mancanza di amore verso la macchina che ha
portato a casa.
Ne esistono tante in giro: alcune in esercizio, alcune in vendita da privati, altre in attesa di un improbabile
acquirente presso tanti commercianti di macchine agricole. E’ una macchina semplice: si smonta con
pochissime chiavi ed è leggera. Tante sono state riparate nelle nostre campagne da persone più o meno
esperte. Addirittura i bulloni passanti hanno la testa della vite diversa dalla testa del dado in modo da
poter usare una sola serie di chiavi, non due. E’ semplice da riparare e semplice da completare oggi
vista la generosa disponibilità di ricambi dai tanti demolitori.
caratteristiche tecniche de "la piccola" e versioni derivate
modello |
18 la piccola |
18 la piccola |
18 la piccola |
18 la piccola |
versione |
(normale) |
frutteto |
Vigneto |
montanina |
motore |
Fiat 614.000 |
Fiat 614.000 |
Fiat 614.000 |
Fiat 614.000 |
potenza Cv/giri |
18/2200 |
18/2200 |
18/2200 |
18/2200 |
combustibile |
gasolio |
gasolio |
gasolio |
gasolio |
cilindrata cm3 (ale/corsa) |
1135 (95/110) |
1135 (95/110) |
1135 (95/110) |
1135 (95/110) |
ciclo/raffreddamento |
Diesel |
Diesel |
Diesel |
Diesel |
cilindri, disposizione |
2 in linea |
2 in linea |
2 in linea |
2 in linea |
numero marce/RM |
6/2 |
6/2 |
6/2 |
6/2 |
velocità min/max kmh |
1.9 / 20.3 |
1.9 / 20.3 |
1.9 / 20.3 |
1.9 / 20.3 |
serb. carburante litri |
24 |
24 |
24 |
24 |
consumo orario medio Kg |
1.5 |
1.5 |
1.5 |
1.5 |
pneumatici ant/post |
4.00-15 / 8-24 |
4.00-15 / 8-24 |
4.00-15 / 8-24 |
7.50-20 / 7.50-20 |
lunghezza max m. |
2,595 |
2,60 |
2,65 |
2,90 |
larghezza max m./min m. |
1,910 / 1,380 |
1,910 / 1,380 |
1,50 / 1,00 |
1,76 / 1,34 |
altezza max m |
1,54 |
1,31 |
1,31 |
B1,41 |
passo m. |
1,70 |
1,52 |
1,52 |
1,41 |
peso kg |
830 |
925 |
905 |
1100 |
anno produz: inizio/fine |
1957-1958 |
1957-1958 |
1957-1958 |
1958 |
note |
- |
Peso con zavorre ant. Kg.1000 |
Peso con zavorre ant. Kg.1000 |
Quattro ruote motrici e sterzanti |
Produzione complessiva stimata in circa 10.000 unità prodotte dal 1957 al 1958.
Il colore del Landini L25.
Bruno mi scrive:
“Sono diventato da poco possessore di un LANDINI L25 del 1957 perfettamente funzionante.
E' verniciato di un colore blu scuro-grigio un po' strano che non ho mai visto.Mi è stato detto che in
quel periodo alcune serie vennero effettivamente verniciate con tale colore.
E' vero? Se si, mi potrebbe aiutare a identificare questo colore?
Queste informazioni mi servirebbero per una serie di ritocchi o per l'eventuale riverniciatura.”
Caro Bruno, personalmente non ho mai visto un L25 di colore diverso dal “grigio macchine” con
toni a volte un po’ pallidi oppure tendenti al pisello. Un tono di blu non l’ho mai visto, ma non è detto
che non sia esistito; C’è qualcuno che ha visto questo colore?
Grazie per informarmi che riferirò.
Trattore Eron 18 cavalli.
Walter chiede:
Buongiorno, mi scusi se mi permetto di disturbare, ma sono in procinto di acquistare un Eron da 18
cavalli, il modello esatto non me lo ricordo.
Girovagando in Internet ho visto che lei se ne intende e desidererei sapere se quel trattorino datato
1962 ha un valore storico oppure e' soltanto un "vecchio lavoratore"!
Premetto che io lo comprerei per usarlo su dei terrazzamenti con annessa fresa e piccolo aratro,
in piu' per il trasporto di materiali ecc.
Mi e' stato chiesta una cifra di 3 milioni di lire, il mezzo e' totalmente riverniciato e apparentemente
in buono stato.
Vorrei sapere se e' una cifra congrua, se il suo valore e' minore o maggiore e se in caso di necessita'
sia ancora possibile reperire eventuali pezzi di ricambio! Ed eventualmente se avevano dei difetti
congeniti.
Caro Walter,
l'Eron era un signor trattore e aveva il torto di avere un prezzo superiore ai concorrenti.
Il suo dovrebbe avere il motore Meroni D18 di 1185 cm3 erogante 17 cv a 1600 giri.
Venne costruito dal 1953 sino al 1961 in 1111 esemplari. Nel 1955 costava 1.300.000 lire.
Non posso sapere come si comporterà il suo esemplare, ma il mio consiglio è di provarlo
in tutte le configurazioni prima dell'acquisto. Se tutto funziona regolarmente, 1"700" euro rappresentano un prezzo corretto. Il campo poi non deve essere troppo grande: la macchina ha 50 anni, avrà lavorato e da lei non potrà chiedere quegli sforzi che può pretendere da una macchina nuova e moderna il cui costo si aggira sui 10-12 mila euro.
Circa i ricambi, dipende dove lei abita: se fosse nel trapanese, direi di si. In Piemonte e in
Lombardia, nessun problema anche se i bravi meccanici sono rari (ma lo sono per tutti i veicoli e
non solo per l'Eron).
In bocca al lupo
William
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