GLI ARGOMENTI DEL MESE.
Cavezzo ancora giù
Novi un po’ più su
OM cingolato dimenticato?
Ma quanti Landini L55!
Un ragazzino curioso
Lo salvi chi può
Cavezzo ancora giù
A Cavezzo ci si va oramai per vedere gli amici: i trattori non meritano il viaggio.
Quest’anno peggio dell’anno scorso. Mancavano, tra gli altri, i semicingolati del Rino Reggiani
per via dei contrasti sorti con l’organizzazione. C’erano in compenso tutte le cose già viste.
Come i cartelli appesi al collo che spesso fanno disinformazione coltivando così l’ignoranza.
Si tratta di un Same DA12 del 1953, accreditato per un Same AD 10 del 1950 che non è mai esistito.
Ma dove li vanno a trovare gli organizzatori queste cavolate? Aspettiamo una risposta.
Una cosa nuova c’era: questo OMAN (Officina Meccanica Alfo Negrelli) modello HP 14 costruito nei primi anni ‘50. Fortunatamente non era censito: chissà cosa avrebbero scritto!
Novi un po’ più su
Lo avevamo anticipato: Novi di Modena continua a migliorare.
Quest’anno c’erano più trattori e fra questi abbiano scelto un Carraro modello 23/62 del 1958,
quando il costruttore era “Officine meccaniche Giovanni Carraro sas”. Bisognerà ritornare su questa Casa
(oggi divisa da diatribe familiari), una delle rarissime ancora in vita in Italia.
Un suggerimento agli organizzatori di Novi (a parte il divieto di apporre la targa al collo dei trattori, ma sul retro): offrire il pranzo agli espositori con l’obbligo di lasciare i trattori esposti lungo il bel viale alberato almeno sino al pomeriggio. Una esposizione che dura praticamente un paio d’ore non può aspirare a diventare una cosa seria a livello regionale. C’è qualche motivo contrario che non conosco? Grazie di una risposta.
OM 35/40 CL e trattori cingolati
Scrive un appassionato molisano di trattori d'epoca che ringrazio e riassumo.
"Possiedo un Landini Super e di un OM 35/40 CL. Per quanto riguarda il primo la documentazione è vasta e ampiamente reperibile, mentre per il secondo non sono riuscito a trovare materiale sufficiente ad un accurato restauro. Possiedo una locandina pubblicitaria dell'epoca e un testo esplicativo delle caratteristiche tecniche del trattore nella versione a ruote e a cingoli. Chiedo se possiede del materiale riguardante il trattore OM 35/40 CL e se sarebbe disposto a cederlo.
Vorrei fare un appunto a coloro che operano nel settore dei trattori d'epoca (e per questo anche un pò a lei), "colpevoli" di "snobbare" i modelli cingolati (tra i quali l’OM 35/40 CL) che nelle zone impervie e collinari ha aiutato, forse anche più dei celebratissimi testacalda, i contadini ad abbandonare la coltivazione manuale del terreno, e ha contribuito in modo fondamentale alla meccanizzazione agricola.
Mi auguro che lei possa pubblicare le mie considerazioni sul sito dei
Piacentini, verso i quali tra l'altro nutro grandissima stima, in modo
da verificare se c'è qualcuno che la pensa come me, oppure se sono un voce
isolata in un coro, forse troppo standardizzato ed uniformato di
collezionisti che si orientano più sul trattore quotato, che su quello
effettivamente rilevante dal punto di vista storico-sociale.
La ringrazio e le rinnovo la mia stima, continuando a ritenerla ancora legata al ricordo "puro" del trattore, inteso come strumento di estrema rilevanza sociale, tale da meritare la più grande considerazione possibile, unitamente ad un corretto restauro e ad una scrupolosa conservazione.
Cordiali Saluti da Stefano”
Caro Stefano,
Grazie della sua e-mail che mi fa piacere pubblicare.
Rispondo per capi:
documentazione per l’OM35/40CL. Possiedo la fotocopia delle 72 tavole che corredano il catalogo ricambi e niente altro.
Anch’io sono interessato al libretto di istruzioni dell’OM35-40 sia a ruote che a cingoli e dei vari modelli 45 e 50 che
sono seguiti. Chiedo ai lettori: saremmo, Stefano ed io, felici di possedere questi libretti, acquistandoli anche in
fotocopia. Grazie.
Lei dice che si parla troppo di testacalda. Io dico che si parla “solo” di testacalda.
Poiché mi coinvolge, chiarisco che io parlo poco ma scrivo molto.
Purtroppo sono anche il solo in Italia a scrivere sui giornali e poichè i giornali che ospitano articoli
sui trattori storici sono rari, si fa presto a fare i conti.
Ho scritto per Ruoteclassiche 32 articoli e solo 6 erano su trattori testacalda.
Per MacchineTrattori 18 articoli e solo 4 sui testacalda.
Per Agritractor poi credo uno solo.
Lei dice che in genere il cingolato non è valorizzato storicamente per ciò che socialmente rappresenta.
Ha ragione, ma le cause sono molteplici tra le quali la rarità (solo il 15% dell’intero parco);
poi la difficoltà di trasporto e di collocazione, quindi il peso che sino a poco tempo fa era remunerativo per il rottamaio,
e via dicendo.
Le cose stanno cambiando; guardando le bacheche di internet o gli avvisi sui giornali, si può vedere come i testacalda
sono in diminuzione.
Forse perché costano troppo certamente, ma anche perché si comincia a leggere di più su trattori a
petrolio o diesel, e di questi se ne comincia a vedere in giro durante le manifestazioni.
Anche perché, dopo aver ammirato con attenzione un SuperLandini, tutti gli altri 9 modelli della Casa sono praticamente
uguali...ovviamente per uno spettatore!
Io credo che vi sia una inversione di tendenza in atto e lei con il suo intervento è la prova che i tempi cambiano.
Francamente io stesso mi soffermo più volentieri a gustarmi un OM 35-40 o Fiat 60 o anche un Carraro 23, piuttosto che
passare in rassegna una decina di L25 praticamente uguali.
Se c’è qualcuno che pensa sia giunta l’ora di allargare la propria conoscenza storica oltre il testacalda, batta un colpo.
Proveremo a contarci e vedremo se Stefano e il sottoscritto sono solo dei visionari poco realisti.
Ai lettori la parola.
Landini L55 mod 56 semicingolato oppure no.
Mi scrive un amico da Modena:
“saresti in grado di dirmi con quale cifra è iniziata la numerazione del Landini L55 8 marce "tipo B"
(anche se non è corretto, ma solo per intenderci)?
Ne possiedo cinque e ne sto trattando un altro (mod 56) con documenti che non corrispondono, almeno a prima vista,
al modello menzionato.
Vorrei sapere quanti esemplari sono stati costruiti con ventola a 3 pale e assale tipo L45, poi quanti semicingolati
L55 sono stati commercializzati perchè dei cinque esemplari in mio possesso uno è completo mentre due sono a ruote
con il castello trasformato”.
Rispondo. Fra le domande che mi fai so rispondere a una sola: L55 mod 66 aveva 6 marce più 2 retro ma non chiamarle 8.
Non so altro e mi spiace.
Dubito che ci possa essere qualcuno in grado di darti notizie precise. Si tratta di una ricerca che nessuno ha mai fatto. Perché? Perché si tratta di una cosa seria e la serietà costa tempo e non rende in danaro per il quale danaro bastano le chiacchiere!
Ricorda sempre che stai affrontando una ricerca di archeologia industriale.
Prima cosa, qual'è la situazione economica-industriale-finanziaria-sociale
nel 1954 (anno di nascita del L55), 9 anni dopo la fine di un conflitto, che ci ha colpito da sotto (occupazione tedesca), da sopra (bombardamenti Alleati) e si è conclusa con una guerra civile senza precedenti nella storia i cui strascichi sono ancora oggi non del tutto sopiti? Con la fotografia di questa situazione ben chiara in testa, affronta ora l'aspetto tecnico industriale. Siamo di fronte ad una produzione artigiana limitata a serie di 20 (forse 25) e che all'interno
della stessa serie si possono manifestare delle variazioni per ordini
effettuati o disdetti improvvisamente. Il sito di produzione è
geograficamente lontano dall'indotto (gomme, cerchi, vernici, utensili,
parti elettriche, eccetera), con tutte le difficoltà che ne derivano sia per
gli ordini che per le consegne. Nel 1958 e nel 1959 Landini realizza due di L55 serie che rimangono in casa per ben
24 mesi (vedi i dati di immatricolazioni che trovi nel mio libro). Puoi immaginare cosa può essere successo a quei
40 o 50 esemplari in quel periodo? E quali e quanti possono essere stati gli interventi meccanici per aggiornamenti,
modifiche e riparazioni
verificatisi durante i circa 25 anni di vita lavorativa del modello?
Nessuno potrà dare una risposta sicura alle tue domande.
Puoi fare una cosa sola e questa potrà portare un contributo certo alla
conoscenza delle caratteristiche del modello. Puoi realizzare una tabella
dove inserire le caratteristiche più salienti del L55 (carro, assale,
predisposizione alle catenarie, ventola e quant'altro credi opportuno
inserire), con vicino il relativo numero di matricola. Una volta pronta la
tua tabella, datti da fare (alle manifestazioni e presso altri colleghi) per
aggiungere le caratteristiche di quanti più modelli possibili. Una volta che possiedi un bel numero di modelli
puoi cominciare a "ipotizzare" delle risposte. Attenzione: potrai solo ipotizzare ma con delle pezze d'appoggio a
questo punto inoppugnabili.
Quando la tua tabella sarà pronta mandamela così posso vedere se sono
riuscito a passarti il messaggio. Dopo ti darò anche la soluzione teorica: vai da Rondini a Fabbrico e convincilo a
farti consultare i quaderni della produzione Landini del modello L55. Quella è la sola fonte veramente autentica
che metterebbe la parola fine a tutte le diatribe. Ma dopo di che cosa discuteremo?
Sono contento di questa tua iniziativa che identifica la filosofia del verocollezionista.
Bravo e buon lavoro!
Un ragazzino curioso per un cannone
Vado a Cavezzo con Francesco Gamba, un ragazzino di 17 anni che studia meccanica, appassionato di Steyr che
sistema con le proprie mani, e che tanto “per passarsi il tempo” si è fatto un sito tutto suo:
http://web.tiscali.it/trattoredepoca.
Dategli un’occhiata: a parte qualche innocente ingenuità, ogni riga traspare passione e volontà di apprendere.
Francesco è curioso. Ho imparato a giudicare le persone dal loro grado di curiosità, che è poi il desiderio di intendere,
imparare, vedere. “La curiosità è la madre della scienza”. La curiosità è il sale della vita, e poiché sono curioso, di conseguenza apprezzo e sto volentieri assieme a coloro che in qualche modo capisco e mi capiscono.
Sulla strada per Cavezzo, ad un certo punto Francesco vede nei campi uno strano tubo.
Cos’è? chiede.
Fermo la macchina.
Se sbaglio risposta, perdo la reputazione.
Non so quanti di coloro che leggono queste righe sanno di che si tratta.
E’ (o dovrebbe essere), un cannone antigrandine, attrezzo in uso tanti anni fa.
Non ne ho mai visto dal vero, ma ricordo un articolo che ho scritto su Pietro Laverda (quello delle mietitrebbie),
che alla fine del 800 li costruiva. Che cosa protegge? Funziona? Come funziona?
Qualcuno lo ha visto funzionare? Mi piacerebbe vederlo in funzione (a ”salve” naturalmente).
Grazie in anticipo dell’invito, ci sarò.
Lo salvi chi può
Ai bordi della strada che va da Bologna a Bazzano, all’altezza della località Muffa, sulla destra, si trova questo
cimelio della seconda guerra mondiale.
Si tratta di un autocarro Chevrolet canadese in dotazione alle forze armate inglesi, adattato con speciali cerchi,
per viaggiare sulle rotaie della ferrotramvia Casalecchio- Bazzano che passa accanto. Notare, dietro la cabina,
le valvole delle tre bombole di metano per far marciare il motore a ciclo Otto originale.
La ferrovia ebbe un periodo di grande affluenza durante l’ultimo conflitto quando sulla direttrice furono
decentrate alcuni reparti di fabbriche di interesse militare come la Ducati e altre.
Ripristinata nel dopoguerra (ecco quando fu impiegato questo Chevrolet),
fu abbandonata a favore della gomma negli anni del “miracolo”, terminato il quale,
è recentemente tornata in funzione. Non per il reperto postbellico per il quale c’è il rischio del forno della ferriera.
Qualcuno può salvarlo?
Chi può lo faccia.
Penso al professor Ogliari, quello del museo dei trasporti di Ranco. Qualcuno ha una idea migliore?
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