Le pagine di William Dozza


17/02/03

GLI ARGOMENTI DEL MESE.

Incatenato a un Ursus.
Fordson Major d’occasione.
Asi trattori: club che viene, club che va.
Il Landini L55B non esiste!
Bufalo e Case da prendere al volo.
Chi era Meroni, il padre di Eron?
Goldoni: il trattore del mese.



Brutto mese febbraio:
mentre scrivo queste note la guerra non è ancora scoppiata. Voglia il cielo che non lo sia mentre le state leggendo. Volevo scherzarci sopra. Sarebbe bello poterlo fare. Avevo anche imbastito qualcosa di spiritoso sul San Valentino degli innamorati: mi sono trovato nella tastiera il San Valentino di Chicago! Via! mi imbosco tra i miei trattori: sacco a pelo, bottigliotta di grappa, berrettino sugli occhi; lasciatemi sognare e venite a chiamarmi quando tutto sarà finito. Non si può. C’è un pifferaio, due, dieci pifferai che col loro flauto magico chiamano milioni e milioni di umani e li trascinano allegri verso la catastrofe. Mi sono incatenato a una ruota di ferro dell’Ursus. Per non correre rischi: quello non si muove nemmeno con gli americani! E da qui che scrivo: ho vicino un Magnum di Nutella da 3 chili, dono di Natale del presidente Piredda. Ogni tanto passa qualcuno che mi lancia una pagnotta...
Da questo invidiabile e invidiato posto di osservazione, ecco una buona notizia per i collezionisti “normali”. Leggo su Ruoteclassiche di gennaio, mercatino dei lettori: ”Trattore Fordson Super Major, conservato, funzionante, vendo a 600 euro o permuto. tel 0377/32678”. Il Super Major è un modello che venne immatricolato in Italia a partire dal 1961 e ne furono venduti oltre 2 mila esemplari. Il motore Diesel della casa a 4 cilindri di 3610 cm3 di cilindrata rendeva 51,8 cavalli, versione made in England e 49 made in Usa, a 1600 giri per entrambi. Nel 1962 la versione inglese costava, con equipaggiamento standard, 734 sterline e 2 penny, franco fabbrica. Prezzo in Italia lire 2.125.000. Si tratta di un trattore da collezione ad un prezzo onesto e la cosa fa piacere: vuol dire che c’è spazio per chi ha voglia di raccogliere mezzi storicamente validi senza spendere somme spropositate.
Avanti così.

ASI-trattori: gente che va, gente che viene.
Non si tratta di un film, ma di un club che entra e un club che esce dall’Asi. L’annuncio dell’entrata del Gamae è stato dato lo scorso anno e riconfermato quest’anno al pranzo sociale del sodalizio. Nonostante queste dichiarazioni, ai soci non e stato ancora spiegato quali sono i vantaggi di questa federazione e nemmeno quali sono le quote di adesione. I soci del Club Aratori del Po di Quingentole, dopo alcuni anni di associazione senza averne visto i vantaggi, hanno deciso di non federare più il loro club. Asi-trattori: club che viene, club che va.

Il Landini L55B non esiste.
Ci sono cascato e la cosa mi brucia. Mi sono fatto trascinare da più voci che giudicavo “autorevoli e informate dei fatti” e mi sono fatto fregare. Alludo alle sigle di identificazione dei trattori e dei motori. Giuste sono quelle indicate dai costruttori. E ci mancherebbe altro! Sono loro che li hanno battezzati. Laddove i costruttori sono scomparsi e non si trovano illustrazioni tecniche, pubblicità a quant’altro, le sigle dei modelli e dei motori vengono ricavate dai libri, giornali, oppure dai documenti dell’UMA (Utenti Macchine Agricole) e della Motorizzazione Civile (“libretto di esercizio” a partire dalla fine degli anni ’40, quindi, dal 1959 “Certificato per macchine agricole semoventi”). Esistono anche delle sigle immaginarie o di fantasia. Lettere, numeri, serie o tipi inventati di sana pianta da collezionisti poco seri, raccoglitori sprovveduti, commercianti furbetti o appassionati eccessivamente entusiasti. Non bisogna consentire la nascita di queste false sigle; se ci sono bisogna intervenire per eliminarle. Sono dei virus che inquinano il settore. Io ci sono cascato in buonafede come tanti credo ci caschino. Ho sempre sentito dire di un Landini L55A e L55B. La cosa mi puzzava un pochino: una qualsiasi Casa non definisce mai un primo modello come A. Se do a un modello un nome e gli piazzo dietro una A, faccio capire che c’è in arrivo, o quantomeno in previsione, un tipo B; il cliente può mettersi in testa che forse l’altro è migliore e più completo. Lo capiscono anche coloro che non sanno quanto è buono il formaggio con le pere! Nel mio libro “Trattori testacalda italiani”, alle pagine 122 e 131 non trovate la lettera A, perché anch’io non sono stupido. Ma ci sono cascato sulla lettera B. Me lo introducevano o a ogni piè sospinto…Oggi però ho il diritto di urlare forte: “IL LANDINI L55B NON ESISTE!” e di conseguenza non esiste L55A. Esiste un “L55” e un “L55 mod. 56”, con tute le loro caratteristiche specifiche. Tutto il resto sono balle. Come diceva Amleto.

Un visitatore, disinvolto alla tastiera
ma ancora impacciato sul mezzo agricolo, mi chiede se vale la pena acquistare e restaurare i due trattori che mi invia in foto, indicandomi prezzo richiesto e dove si trovano... Come si può vedere si tratta di un Landini Bufalo e di un Case modello L, entrambi pezzi molto importanti per qualsiasi collezione. Alla vista mi sembrano recuperabili con facilità , salvo rotture interne. Circa la rarità: del Case ne sono stati costruiti oltre 200 mila esemplari dal 1929 al 1940. Del Bufalo ne sono stati fatti 183 dal 1940 al 1950. Il prezzo richiesto è irrisorio ma i soldini serviranno per il restauro. Caro amico, porti subito a casa i due trattori; spero che non abbia detto in giro dove si trovano, come ha fatto con me. Se lo ha detto, domani non li trova più. Mille euro per due pezzi del genere! conosco persone che passerebbero sul cadavere della madre…Io non parlerò neanche sotto tortura e per stare sul sicuro, ho già cancellato tutto e disinfettato con abbondante grappa il disco fisso.

caseL-160203.jpg
Case L


bufalo-160203.jpg
Landini Bufalo


Ho bisogno di una mano.
Cerco qualsiasi fonte che possa raccontarmi la storia della “società per azioni Meroni industrie metallurgiche”, con sede sociale a Milano in corso Italia,3; stabilimento a Torino via Monginevro, e con stabilimenti collegati a Milano, Torino, Erba, Settimo. Questa azienda ha costruito a partire dal 1950 un piccolo trattore concentrato di tecnologia: si chiamava Eron, aveva 4 ruote motrici e motorizzazioni da 10 a 35 cavalli. Si presume ne siano stati costruiti circa 1500 esemplari. Dei trattori possiedo i dati meccanici; del costruttore niente. Cerco qualche discendente della famiglia, qualche ex dipendente con un po’ di memoria storica. Mi basta anche un numero di telefono per poter contattare queste persone.
Il mio telefono: 0365. 50.27.52.
e-mail: williamdozza@tiscalinet.it.

ERON-160203.jpg
Un Eron restaurato


ERON-SEZ-160203.jpg
Eron in sezione


L'origine della Goldoni
come costruttore di macchine agricole risale alla metà degli anni venti quando due giovani fratelli, Renzo e Celestino, figli di agricoltori di Migliarina di Carpi nel modenese, decidono che la meccanica è più avvincente della terra e cominciano a costruire pompe e motopompe per irrigazione. Qualche tempo dopo due cugini, Franco e Valseno entrano nella partita mentre Renzo abbandona per trasferirsi a Correggio dove apre una bottega di armaiolo. I tre cugini possiedono il bernoccolo della meccanica: progettano e costruiscono una pompa che acquista in breve tempo una notevole fama nel circondario. Nel dopoguerra, vista la disperata penuria di macchine agricole, viene presa la decisione di entrare nel settore prima con una motofalciatrice (1955) poi con un motocoltivatore (1956) che nel giro di pochi anni renderà famoso il marchio in Italia e all'estero. Abbandonate le motopompe, la Goldoni si proietta nei trattori specializzati e polivalenti. Il primo vede la luce nel 1964, si chiama GM4, presenta 4 ruote motrici uguali, un motore Diesel da 14 cv. Robusto, di poco ingombro e maneggevole al massimo, consente l'accesso e il lavoro tra i filari dei vigneti e dei frutteti, nelle coltivazioni specializzate orticole e vivaistiche, nei pendii insidiosi e sconnessi. Su questa traccia nascono i trattori tradizionali con potenze che oggi vanno da 18 sino a 72 cavalli. La Goldoni è una SpA interamente posseduta dalla famiglia. Produce circa 5 mila veicoli l’anno dei quali circa il 60 per cento viene esportato. Licenze di produzione sono state concesse a numerosi paesi che vanno dalla Spagna alla Cina, dalla Francia alla Russia.

CATA-GOLDONI-160203.jpg


CATB-GOLDONI-160203.jpg