Le pagine di William Dozza

24/04/03

GLI ARGOMENTI DEL MESE.

Sono cominciate le feste
Museo a Vierzon
Anche i francesi....
Trattori cinquantenni
Motori Condor



Che le feste comincino
(e occhio alle vaccate!)

Il 15-16 marzo a Cortemaggiore sono cominciate ufficialmente le “feste 2003”. Evviva. Enzo Serena, col suo modesto modo di fare, riesce sempre ogni anno a portare una spruzzata di novità. Quest’anno è riuscito ad esporre un Pampa, trattore costruito in Argentina nei primi anni Cinquanta. Anch’io ho acquistato un Pampa e ne sto scavando la storia che non è semplice e che per ora si può cosi’ riassumere: “Negli anni immediatamente seguenti la seconda guerra mondiale, il presidente argentino Peron, con l’intento di meccanizzare la produzione agricola, offrì da un lato aiuti e agevolazioni a quelle imprese straniere che intendevano istallare nel Paese impianti di produzione (e ne seppe qualcosa la casa tedesca Fahr che finì col rimetterci le penne), e dall’altro stimolò l'industria meccanica nazionale ad occuparsi della produzione di trattori agricoli, che sino ad allora venivano esclusivamente importati soprattutto dal Nord America. Rispondendo a questo suggerimento, la IAME ( Industrias Aeronauticas Y Mecanicas del Estado) iniziò nel 1950 a costruire a Cordoba, un trattore testacalda identico al tedesco Lanz Bulldog da 55 cavalli. All’esame odierno, il Pampa si rivela una copia del Lanz modello da 55 cv del 1948-1949 con quei supporti in fusione cieca posti sul frontale, utilizzati in Germania durante la guerra per sostenere l'impianto a gasogeno. Alcuni di questi trattori vennero esportati in Cile ed è qui che si presume che gli argentini lo abbiano acquistato per riprodurlo”.
Continuerò a cercare e riferirò.

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Il trattore argentino PAMPA, ultimo acquisto della collezione Dozza

Tornando a Cortemaggiore, c’è da dire che Serena è uno degli organizzatori che non fa esporre il cartello sul muso del trattore. Per il rispetto che si deve al veicolo e per educazione nei confronti dei visitatori. Odio vedere i trattori trattati come degli impiccati col cartello appeso al collo. Ho iniziato una battaglia tre anni fa e purtroppo vedo ancora certi organizzatori che continuano con questo ignobile sistema. Mi riferisco a Cavezzo (MO) la cui festa cade ogni primo di maggio e che purtroppo da un paio d’anni sta scadendo per un eccesso di mezzi moderni. A Cavezzo hanno il vizio di porre il cartello di identificazione dei partecipanti sul “muso” del trattore; basterebbe collocare quel cartello dietro, all’altezza del sedile, e chi è interessato all’oggetto non farebbe altro che andarselo a vedere. Avevo fatto questa proposta tre anni fa agli organizzatori di Cavezzo perché mi erano sembrati svelti e intelligenti da comprendere le ragioni e condividerne le ragioni. Purtroppo non erano né svelti né intelligenti come credevo. E hanno continuato a fare come fanno quasi tutti: a deturpare stupidamente l’aspetto estetico del veicolo.

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Quel cartello offende l'estetica del trattore, chi non è d'accordo mi scriva!

Se c’è qualcuno che crede che quei pezzi di carta svolazzanti attirino visitatori, si faccia avanti e abbia il coraggio di dirmelo in faccia. Se non ha il coraggio e continua a farlo, allora è uno stupido che continua a fare stupidaggini. Personalmente mi sono posto come obbligo di non fotografare e di non citare mai i trattori col cartello “penzoloni”. Un proprietario così ignorante da non comprendere che il suo trattore, con quel pezzo di cartoncino svolazzante sul muso, perde gran parte della sua personalità, non merita molta considerazione. E soprattutto quando gli è stato detto che le mostre serie non si comportano così. Vedi mostra nazionale del Gamae, la festa del conte Guerini a Forlì, Cortemaggiore, Valmadonna, Pavone Piemonte e altre che comincerò da oggi a citare come prova di sensibilità e intelligenza. Faccio un esempio strampalato: immaginate una mostra di quadri dove una parte del dipinto viene coperto da un pezzo di carta che porta il nome del pittore e quello del proprietario: una vaccata! Ecco, invito i miei lettori a guardarsi in giro e a segnalarmi queste vaccate; e anche a comunicarmi le feste dove i cartelli sono al punto giusto. Grazie in anticipo. Come si diceva nelle mie campagne: “è ora di separare il grano dal loglio!”

Museo a Vierzon (Francia)
Vierzon è la cittadina della Francia centrale dove aveva sede la SFMAI - Societé Francaise de Materiel Agricole et Industriel. Nei capannoni dove furono costruiti i trattori testacalda Vierzon a partire dagli anni Trenta e sino al 1960, sarà sistemato il museo della “Memoria Industriale” che comprenderà, anche i prodotti della Società come trattori, locomobili, trebbie, presse e altro. Sulla spinta della associazione “Amicale Societé Francaise” che raggruppa i collezionisti della Casa, il municipio della cittadina ha trattato con Fiat New Holland la disponibilità dell’immobile che è andato a buon fine, ragione per la quale da settembre inizieranno i lavori di ristrutturazione. La Casa italiana si è trovata proprietaria dello stabilimento, quando ha rilevato nel 1999 la Case, che a sua volta aveva acquistato la Vierzon nel 1960. La struttura del nuovo museo, che conserverà in parte i vecchi locali storicamente interessanti, comprenderà, oltre alla presenza fisica del materiale, anche una sala per proiezioni, un ristorante, una biblioteca e, cosa che non manca mai, un negozio con i souvenir.

Quotazioni dei trattori d’epoca in Francia
Secondo una notizia apparsa sul settimanale francese “La Vie de l’Auto”, anche i francesi potrebbero vedere pubblicato il prossimo anno una quotazione dei trattori storici. Dopo l’Italia che ha iniziato con Agritractor nel 2000, poi con L’Informatore Agrario nel 2002, anche i collezionisti francesi sentono la necessità di dotarsi di un listino che offra una forchetta di prezzi. In Gran Bretagna le aste (rarissime) e i raduni (molti) sono i momenti durante i quali i veicoli storici passano di mano. In generale, sono quelle le occasioni per conoscere le valutazioni delle macchine e i collezionisti britannici non si fanno pregare per dire quanto hanno sborsato o intascato. Anche i tedeschi non hanno quotazioni orientative ma su Schlepper Post, che una rivista che esce ogni due mesi, appaiono più di un migliaio di offerte e richieste e quasi sempre con i relativi prezzi. E questo a loro basta.

50annifa: Fiat 25R diesel, Same DA25DT e Landini L35.
Anno storico il 1953! Tre costruttori, guarda caso gli unici di quel periodo a essere ancora oggi attivi, presentarono modelli destinati in vari modi a influenzare il proprio futuro e a segnare profondamente le filosofie costruttive degli anni a venire. Erano Fiat, Same e Landini che non inventarono nulla perché onestamente non c’era più nulla da inventare, ma seppero però, con tempestività e saggezza, amalgamare diversi ingredienti per creare quei prodotti che i mercato attendeva. Fiat lanciò un piccolo diesel da 25 cavalli in versione sia a ruote sia a cingoli; Same adottò sul DA25 la trazione integrale mentre Landini, col modello L35, spinse al massimo la tecnologia del testacalda. Ciascuno di questi trattori che oggi compie cinquant’anni, rappresentò, e non solo nella propria categoria, un passo avanti meritevole di essere conosciuto. Ne riparleremo più avanti.

I Fratelli Guidetti costruttori dei motori “Condor”
La ditta Costruzioni Meccaniche fratelli Guidetti -motori universali Condor, - inizia a costruire piccoli motori a scoppio negli anni Trenta. Agli inizi la sede è a Milano in via Noto, 10, quindi in un imponente fabbricato al numero otto di via Friuli. La ditta dichiara anche uno stabilimento con fonderia a S. Cristina e Bissone a 15 chilometri da Pavia. Si presume, senza peraltro averne certezza, che all’origine vi siano forniture dirette o indirette di carattere militare. Un catalogo datato 10 gennaio 1940 ne illustra la produzione consistente in due modelli di motori: uno mono, l’altro bicilindrico. Il primo viene proposto in sette versioni con potenze da 0,8 sino a sei cavalli. Il secondo, in due versioni da 3,5 a 16 cavalli. Nel medesimo listino vengono illustrate tre applicazioni del Condor monocilindrico: due gruppi elettrogeni (generatori in alternata e in continua), una motopompa carrellata e un motocompressore con serbatoio. Non è chiaro se si tratta di oggetti costruiti dai fratelli Guidetti o dai clienti, e chi commercializza questo materiale.

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Dal catalogo stampato il 22 aprile del 1941, si apprende l’esistenza di un nuovo motore a quattro cilindri erogante una potenza da nove a 22 cavalli, fermo restando la produzione dei modelli dell’anno precedente. Oltre la metà delle pagine viene dedicata a illustrare le applicazioni dei motori ma non più in modo generico, bensì con diretto riferimento alla casa. Si trovano infatti “gruppi elettrogeni Condor”(vari tipi), “moto elettro saldatrice Condor” (vari tipi), “motopompe Condor” per impieghi agricoli, stradali, militari, e altri prodotti che parrebbero di costruzione e commercializzazione della stessa Guidetti. Illustrazioni e caratteristiche denotano una destinazione prevalente a scopi militari come stazioni telegrafiche, stazioni radio campali barellabili, sommeggiabili e spalleggiabili.

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Inoltre, in collaborazione con le Officine Profumo, vengono realizzate motopompe per il ministero degli Interni e per la Regia Marina, così come con la società Inan, gruppi autonomi per il riscaldamento dei motori d’aviazione. Vengono forniti motori anche ad aziende esterne come per esempio alla “Società Brevetti Pinazza, con sede a Milano, la quale costruisce, dalla fine degli anni Trenta e sino agli anni Cinquanta, dei piccoli gruppi elettrogeni e moto compressori portatili per impiego militare. Terminato il conflitto nel 1945, la produzione viene orientata verso il settore agricolo e industriale e i Guidetti diventano i fornitori privilegiati delle industrie che sorgono in Lombardia come la BCS (motofalciatrici), Bodini (trattori), Bianchi autocarri (compressori per l’avviamento di motori diesel), e altri. Nel 1952 iniziano la produzione anche di una gamma di motori diesel. Nonostante alcuni aggiornamenti i Guidetti non riescono a tenere il passo di concorrenti come Lombardini, Ruggerini, Slanzi, Acme e, alla fine degli anni 1970, cessano la propria attività e con loro scompare il marchio Condor.
Si presume siano stati costruiti circa 400 - 500 mila motori Condor.

Questa ricerca è stata resa possibile grazie alla collaborazione del collezionista
Gabriele Begnozzi di Revere (Mantova), e dello storico Bassano Rancati di Milano.